laR+ IL RICORDO

La morte di Scalfari lascia un vuoto

(Credits: Francesca Marchi / International Journalism Festival, CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons)

Vorrei rendere omaggio all’impegno civile di Eugenio Scalfari ricordando gli incontri, pacati e affettuosi, avvenuti tra il 1996 e il 2011 tra lui e il Cardinale Carlo Maria Martini, due personaggi tanto diversi quanto profondamente uniti dalla ricerca di valori universali. Un dialogo tra "spiriti liberi" provenienti da mondi lontani tra loro, forse soltanto in apparenza, una forma di dialogo che abbiamo dimenticato e che, purtroppo, non ritroviamo più nello scenario sociale, politico e mediatico attuale. Una modalità di relazione umana che siamo stati costretti a dimenticare, abituati ormai da decenni a subire le nenie e le smanie di sedicenti personaggi che amano esibirsi e che navigano sulla zattera malconcia di una morale ormai alla deriva e di un galateo preso a legnate. In questo, i talk show della tv italiana sono imbattibili!

Da una parte Scalfari, laico non credente, economista, figlio dell’Illuminismo e dell’Encyclopédie, praticamente bigamo e, dall’altra, Carlo Maria Martini, cardinale, gesuita, studioso del Nuovo Testamento ed esperto nella "Lectio Divina", si incontrano in un dialogo apparentemente impossibile per dibattere su argomenti fondamentali quali la situazione morale del nostro tempo, la lotta contro l’ingiustizia, la preparazione alla morte, l’origine dell’etica e molti altri. Argomenti di straordinaria importanza, spesso divisivi, sui quali – nell’esercizio dell’arte del dialogo – Scalfari e Martini cercano punti di convergenza. Argomenti che però, nello scenario mediatico attuale, diverrebbero facilmente l’arena di litigi feroci e senza senso, odiosi accavallamenti di voci, volgarità e aggressioni verbali, un vero e proprio "nulla di fatto", generatore dell’unica e devastante conseguenza possibile: il disamoramento del cittadino nei confronti dello Stato, della politica e – quel che è peggio – della riflessione e del pensiero critico. Soprattutto durante questi ultimi mesi, sull’onda di molti fatti che hanno scosso la già incerta tranquillità del cittadino (pandemia, guerra, possibili scenari di un’Europa che, invece d’insistere sull’incremento dell’economia, farebbe meglio a puntare su ciò che già possiede, ovvero la Cultura), è sufficiente ascoltare alla tv uno di quei dibattiti tra ‘opinionisti’ accreditati che, invece di chiarirti le idee, assumono ben presto la fisionomia di baruffe più dissonanti di una seconda minore. Non saprei dirlo in altro modo: per crearsi un’opinione propria ma, più in generale, per la sua crescita morale e spirituale, l’essere umano non ha bisogno di questo squallore, ma necessita di armonia.

Le conversazioni tra Scalfari e Martini (cfr. E. Scalfari - V. Mancuso, ‘Conversazioni con Carlo Maria Martini’, Collana Campo dei Fiori, 20.9.2012) rappresentano, al contrario, un modello esemplare di quanto l’"attenzione alle parole dell’Altro" e il "rispetto" siano condizioni essenziali al fine di ritrovare un’etica del dialogo sulla quale fondare la rinascita della Relazione tra Persone e, per questa via, un Umanesimo al quale – ahinoi! – abbiamo voltato le spalle.

Al fine di sottolineare l’amore, la pacatezza e i toni affettuosi che fanno da sfondo a questi importanti dialoghi, nonché l’urgenza di ritornare a vivere una condizione sociale lontana dai litigi e degna di essere vissuta, concludo con le parole dello stesso Eugenio Scalfari alla fine della quarta conversazione: "Mi guardò sorridendo e disse: ‘Torni presto’. Poi mi accarezzò il viso con un tocco leggero. Feci altrettanto con lui. Eravamo tutt’e due un po’ commossi. Fuori continuava a piovere".

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE