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Girandola di nomi per il 2023

(Ti-Press)
28 maggio 2022
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Da tempo "TeleTicino" cercava di suscitare l’attenzione del pubblico per le elezioni cantonali del prossimo anno. Ora l’emittente di Melide ha fatto i primi nomi. Vediamo dunque di commentare quanto detto nel corso della trasmissione.

A sinistra

Nonostante la recente burrasca "luganese", si continua a parlare di una lista unica rosso-verde. La vera novità è la possibile candidatura dell’ex rettore dell’Usi Boas Erez. Per il resto, nulla è ancora deciso, ma sembra che due posti debbano essere riservati ai verdi, con Greta Gysin – alla quale vengono attribuite serie possibilità di successo – e, si può supporre, l’ex granconsigliera Michela Delcò Petralli, o l’attuale Samantha Bourgoin. A completare la lista per i socialisti potrebbero essere la "senatrice" Marina Carobbio Guscetti, l’ex presidente del Gran Consiglio Pelin Kandemir Bordoli e forse il segretario della Vpod ed ex capogruppo Raoul Ghisletta, inviso a molti nel partito, ma del quale egli rimane pur sempre uno degli esponenti più autorevoli.

A destra

La destra è rappresentata, per definizione, dalla Lega e dall’Udc, che già quattro anni fa fecero fronte comune. L’unica differenza "di peso" fra i due partiti è la tassa di collegamento, voluta dall’onorevole Zali e che l’Udc di Piero Marchesi vorrebbe eliminare, richiamando i cittadini al voto. Lo stesso Marchesi sembra che non disdegnerebbe di prendere il posto di Zali, ma (pare) si accontenterebbe anche di fare il primo subentrante nella prospettiva di una "staffetta" nel corso della legislatura. Qualcuno si spinge anche più in là nel tempo, ipotizzando che nel 2027 entrambi i consiglieri di Stato leghisti si ritirino e chiedendosi cosa succederà in seguito. Ammesso e non concesso che l’onorevole Zali si ritiri di sua volontà, dubito che lo stesso valga per l’onorevole Gobbi, che a quel momento avrebbe solo cinquant’anni. L’"ipotesi Consiglio federale" che qualcuno fa balenare appare poco realistica. A parte che fra i "7 saggi" vi è già un ticinese, l’Udc è un partito essenzialmente svizzero-tedesco. Gobbi farebbe forse un errore cercando di concorrere al posto dell’onorevole Maurer. Meglio farebbe aspettando il ritiro di Parmelin. È però difficile che i romandi lascino il posto a un ticinese, ma potrebbe anche trovarsi la strada tagliata anche da un altro ticinese: il presidente nazionale dell’Udc Marco Chiesa.

Al "centro"

Vi è infine il cosiddetto "centro". Nessuno parla ovviamente di lista unica tra Plr e Ppd. Lo impedisce la tradizionale rivalità fra le due formazioni. Com’è stato osservato da più parti, l’eventuale intesa varrebbe solo per le elezioni federali: il Ppd ne abbisogna per mantenere i due seggi di Regazzi e Romano al Nazionale, il Plr (sembra) per spostare Farinelli dal Nazionale agli Stati. Cantonalmente i consiglieri di Stato Vitta e De Rosa dovrebbero essere confermati senza difficoltà, mentre per l’eventuale secondo seggio liberale la scelta potrebbe essere la capogruppo Alessandra Gianella e l’ex vicesindaco di Lugano Michele Bertini. Domenica sera è stato detto che i due presidenti (Speziali e Dadò) sono caratterialmente molto diversi e non si sopportano a vicenda. Quali siano i rapporti personali fra i due non lo so. So però che Speziali, nel 2019, non ancora presidente (e neppure deputato), era stato fra i sostenitori senza riserve della congiunzione decisa allora.

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