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L’ipocrisia del decreto Morisoli

Il 15 maggio, oltre agli oggetti federali, ci troveremo a votare il cosiddetto "decreto Morisoli", ovvero l’obbligo di pareggio dei conti del Cantone entro fine 2025 attraverso il contenimento della spesa, senza aumentare le imposte e senza riversare oneri sui Comuni.

I sostenitori del decreto sostengono che "non si taglia un bel niente" perché, come ha sostenuto lo stesso Morisoli in un’intervista sul CdT del 25: "Se oggi si spende 100, domani si potrà spendere 140 invece di 150. Dov’è il taglio? Un taglio sarebbe se da 100 si scendesse a 90; non se si concede una crescita di 40 fino a 140". La malafede e la demagogia di questa tesi è a dir poco scandalosa, poiché lascia credere che il decreto non effettua tagli, bensì addirittura permette un aumento della spesa, anche se "solo" del 40% invece del 50%. Come dire che rapportato alla spesa complessiva del Cantone di oltre 4 miliardi, si concederebbe un aumento di spesa di 1,4 miliardi invece di 2 miliardi! Evidentemente se spendo 100 e faccio un can can – come quello sollevato dall’Udc – per pareggiare i conti entro il 2025, è perché si incassa meno di quei 100 che si spende. Ergo, o si aumentano gli incassi, cosa che il decreto non vuole fare, oppure si taglia qualcosa da quel 100. Ecco perché i Verdi sostengono che Morisoli menta.

L’intento evidente di questa iniziativa è garantire la rendita di posizione a chi avrebbe i soldi per contribuire a sostenere la spesa dello Stato, facendone pagare a chi è nel bisogno. Inoltre, infastidisce e non poco il tentativo dei sostenitori del decreto di addossare alla sinistra la responsabilità dei disavanzi. Troppo facile! Nei momenti di crisi, tutti a correre (compreso chi ora sostiene i tagli) all’aiuto dello Stato. Appena si intravede uno spiraglio di uscita dalla crisi (ammesso che in questo periodo di guerra bellica ed economica ve ne sia uno), si sventola il pericolo dei disavanzi e dei debiti e si cerca di far pagare ai più vulnerabili il costo delle richieste fatte a gran voce durante la crisi pandemica anche dall’economia.

Il paradosso è che Udc, Lega e Plr – da innumerevoli legislature in maggioranza sia in Consiglio di Stato che in Gran Consiglio – arrivino ora a prendersela con la sinistra, facendo credere che sia un suo malvezzo "mettere le mani nelle tasche dei cittadini". Forse quando si approvavano preventivi e consuntivi dormivano. Bel segno di responsabilità politica, scaricare su altri la responsabilità. Ci si potrebbe infine anche chiedere quale responsabilità politica mostri, qualcuno che in tempi di mare agitato (abbiamo le prime avvisaglie delle conseguenze economiche della guerra e la pandemia non si può certamente dare per esaurita) rinuncia a strumenti importanti definiti dalla Costituzione cantonale (art. 34bis cpv.1 e art. 34ter cpv.3) come la flessibilità di manovra e anche l’innalzamento delle imposte per chi i soldi li ha al fine di pareggiare i conti. Sarà un caso che ben 3 ex-Consiglieri di Stato (solo 1 di sinistra) si siano espressi contro questo decreto?

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