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La spesa collettiva non è un disonore

In Gran Consiglio vari atti parlamentari ci ricordano come i bisogni portatori di un interesse pubblico siano molti: mozioni per proteggere l’agricoltura di montagna di fronte all’espansione del lupo; iniziative per contributi finanziari dedicati alla rivitalizzazione dei nuclei dei villaggi a rischio d’abbandono per le loro oggettive difficoltà logistiche; proposte nell’ambito energetico non convenzionale come il fotovoltaico su strade, dighe e laghi artificiali, lo stoccaggio del CO2, la produzione di idrogeno eccetera. Questi atti giungono anche da deputati di gruppi politici poco amici del finanziamento delle spese collettive, partiti che tendenzialmente avversano l’idea che i cittadini tutti insieme creino una cassa comune robusta per potere fare fronte alle spese nell’interesse della collettività che i singoli non possono affrontare (cassa comune che solitamente chiamiamo "imposte").

Questi atti parlamentari dimostrano bene che i temi di interesse pubblico sono veramente tanti e meritano attenzione; peccato però che poi da parte di alcuni si neghi l’altra faccia della medaglia: per affrontare i temi occorrono risorse adeguate, e invece si fa sempre la corsa a volerle ridurre.

Pur di ridurre le risorse, si finisce per negare i bisogni, come propone il decreto in votazione a metà maggio.

Ma davvero tutti i ticinesi sono nemici del finanziamento comune dei bisogni collettivi? Se fosse così, per contribuire meno alla spesa collettiva complessiva a favore di quella individuale, vedremmo ad esempio un costante ammassamento di tutta la Popolazione verso quei comuni a bassissimo moltiplicatore, ma ciò non avviene. Questo esempio un po’ banale ci dice che non tutti hanno quale unico scopo la riduzione del proprio contributo alle spese collettive. Non tutti ritengono che la Comunità non esiste perché esistono solo gli individui in perenne competizione tra loro. Non tutti ritengono che gli enti sussidiati, come fondazioni e associazioni, che ricevono mandati di prestazione dal Cantone per aiutare le persone nei più svariati campi, siano degli inutili sottrattori di risorse individuali.

C’è anche chi crede che affrontare temi e bisogni a livello di Comunità sia opportuno, utile, razionale e perfino umano. Io nel mio piccolo ci credo, e pertanto dirò No al decreto in votazione il prossimo 15 maggio, a sostegno di tutti quegli enti (e dei loro operatori) che ringrazio di esistere perché aiutano noi Cittadini in varie situazioni non sempre facili lungo il corso della nostra vita.

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