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Comunisti e Russia: riflesso condizionato

Non so se il signor Alberto Togni, autore dell’articolo "Difendiamo la neutralità", pubblicato nella rubrica "La replica", sulla ‘Regione’ dello scorso 2 marzo, a nome di un non meglio precisato Partito comunista (ticinese? svizzero? internazionale? boh!). Non so – dicevo – se il signor Togni sia giovane o anziano. Quello che so è che il suo scritto sembra quello di un vecchio comunista d’altri tempi, quando criticare la Russia, madre dell’Unione Sovietica, "sol dell’avvenire" in certi ambienti era severamente vietato e perfino pericoloso. Ancora oggi, per riflesso condizionato qualcuno reagisce allo stesso modo, e continua a prendersela col "carattere predatorio del sistema capitalistico svizzero", così come con "l’espansionismo" a danno dell’Unione Sovietica della mai abbastanza vituperata "Nato", come un tempo era praticamente obbligatorio.

Forse il signor Togni non lo sa, ma rispetto a qualche decennio fa la situazione è radicalmente mutata, l’Unione Sovietica si è dissolta e la sua parte principale è tornata a chiamarsi semplicemente Russia. Dal canto suo il nuovo Stalin, signor Putin, grande capo della stessa, ha stracciato la tessera del Partito comunista da parecchio tempo.

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