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Ghisolfi e un certo modo di fare sindacato

La presa di posizione di Nadia Ghisolfi, pubblicata sulla Regione del 14 gennaio 2022 ci obbliga a una replica. Che la signora Ghisolfi minimizzi quanto successo negli ultimi mesi in DPD non ci sorprende per nulla, è nella natura di un certo modo di fare sindacato tentare di smorzare gli animi di chi lotta contro un sistema imprenditoriale profondamente ingiusto; quello che ci fa veramente arrabbiare, invece, è che lei abbia cercato di seminare il dubbio rispetto alle denunce che abbiamo portato avanti negli ultimi mesi.

Se invece di accordarsi con la dirigenza per venire in deposito a offrire croissant e succo d’arancia, si fosse presa la briga di incontrare i lavoratori in un contesto più libero da pressioni dall’alto, avrebbe avuto qualche possibilità in più di constatare gli abusi che abbiamo denunciato.

Nella sua presa di posizione l’unica irregolarità che è stata in grado di citare è quella relativa all’applicazione della trattenuta del contributo professionale, malgrado il Ccl non fosse più in vigore. Per intenderci, stiamo parlando di 11 franchi al mese. Davvero la signora Ghisolfi crede che ci saremmo battuti fino a farci licenziare per così poco? Siamo lavoratori con delle famiglie da mantenere, non siamo degli irresponsabili.

Noi abbiamo denunciato un sistema di sfruttamento studiato nei minimi dettagli per ridurre i salari e privare i lavoratori dei loro diritti basilari. Non si tratta di risolvere dei problemi puntuali dei singoli, ma di contrastare un modo di fare azienda volto a ridurre i diritti ai minimi termini, mantenendo i lavoratori costantemente sotto ricatto e in concorrenza l’uno contro l’altro.

Quando i dirigenti dell’azienda ci invitavano a iscriverci a Transfair, in quanto partner sociale riconosciuto dall’azienda, per noi voleva dire che in quell’organizzazione non c’era spazio per chi vuole lottare per conquistare quei diritti minimi necessari a garantire la nostra dignità. D’altra parte, malgrado il turnover, in DPD c’è chi ancora si ricorda che quando Transfair ha firmato quel Ccl ormai scaduto, tra l’altro senza coinvolgere i lavoratori, il risultato ottenuto è stato quello di ridurre di una settimana le vacanze pagate dall’azienda.

Noi ci organizziamo con Unia perché ci permette di confrontarci con i sindacalisti e di trovare assieme a loro la strada migliore per l’azione sindacale, rendendoci protagonisti del nostro destino. Stiamo con Unia perché i sindacalisti, invece di accordarsi con l’azienda alle nostre spalle, sono disposti a subire denunce penali per svolgere il loro lavoro.

Grazie a Unia la nostra lotta è diventata visibile e può essere da esempio per altri, in un mondo del lavoro ticinese sempre più degradato. Fortunatamente molti in Ticino ci stanno esprimendo la loro solidarietà, perché non bisogna essere sindacalisti professionisti per capire che il sistema DPD è ingiusto. Ed essere sindacalisti professionisti certamente non vuol dire essere interessati solo a rinnovare dei contratti collettivi al fine di incassare quel contributo professionale per il quale la signora Ghisolfi si è tanto battuta.

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