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Prostata, pro e contro dello screening

È con preoccupazione che leggo oggi un articolo concernente lo screening del carcinoma prostatico con toni entusiasti, ignorando le conclusioni di studi clinici pubblicati negli ultimi 20 anni. Tra questi lo European randomized study of screening for prostate cancer e la controparte statunitense, (Plco), che considerava il tumore ovarico, polmonare, prostatico e colorettale. I risultati di questi enormi studi, sono stati e sono tuttora tema di accese controversie nel mondo accademico. Lo studio USA non aveva evidenziato alcun beneficio di sopravvivenza legato allo screening del tumore prostatico, nonostante limiti metodologici. Anche lo studio europeo non è riuscito a dare risultati convincenti a favore delle misure di screening del tumore prostatico. La US preventive services task force, ha pubblicato una raccomandazione finale (8.5.2018), che qualifica come classe di evidenza C, lo screening per uomini tra 55 e 69 anni (https://www. uspreventiveservicestaskforce. org/uspstf/recommendation/ prostate-cancer-screening). Per uomini più giovani e più vecchi, prevalgono chiaramente i malefici e pertanto lo screening non viene raccomandato (testo originale della definizione di evidenza grado C: «The Uspstf recommends selectively offering or providing this service to individual patients based on professional judgment and patient preferences. There is at least moderate certainty that the net benefit is small».) Discuto i pro e contro dello screening con i pazienti, anche più volte. La maggioranza di loro, decidono poi di non sottoporsi allo screening. Il dibattito sul tema screening per carcinoma prostatico non è concluso, ma è sbagliata una promozione acritica di tale misura, per le severe implicazioni che può avere, se essa è applicata a un paziente poco informato.

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