I dibattiti

Strategia energetica 2050: nessun fallimento, tante frottole

Non è vero che la strategia della Confederazione è finita, e neppure che c’è in consultazione il prolungamento della vita del nucleare svizzero

(Ti-Press)

Il collega Piero Marchesi sabato su queste pagine parte lancia in resta contro la Strategia energetica 2050 (SE2050) con una serie di azzardate affermazioni, che ricordano quella del 2017 delle 6’000 pale eoliche in Ticino che secondo lui sarebbero state necessarie per attuare la SE2050, e che di nuovo tenta di screditare malgrado il voto popolare favorevole del 2017. Secondo Marchesi le previsioni dell’Udc “si starebbero verificando nella forma più estrema” e “la Consigliera federale Sommaruga di fatto ammettendo il fallimento della SE2050 ha messo in consultazione un progetto per prolungare la durata di vita delle centrali nucleari”. Inizio con segnalare che la Confederazione non ha nessun progetto di prolungamento delle centrali nucleari in consultazione, una gran frottola quindi.

La realtà è che il Consiglio federale, nell’ambito del regolare monitoraggio del futuro dell’approvvigionamento elettrico nel Paese, aveva incaricato già a inizio 2020 Frontier Economics di analizzare le ripercussioni di vari scenari di collaborazione tra la Svizzera e l’Ue, e più recentemente si è rivolto a Elcom/Swissgrid per valutare misure per aumentare a breve e a medio termine la sicurezza della rete e dell’approvvigionamento. Rapporti presentati lo scorso 13 ottobre. Con l’interruzione il 26 maggio 2021 dei negoziati con l’Ue per un accordo istituzionale, anche il futuro quadro normativo sull’energia elettrica con l’Europa è rimasto in sospeso.

Sappiamo che la Svizzera è interconnessa con la rete europea attraverso 40 linee transfrontaliere che hanno finora permesso lo scambio di elettricità con benefici annui una volta miliardari per il nostro Paese (ancora 293 milioni nel 2020), garantendo nel contempo la sicurezza dell’approvvigionamento in Svizzera. A partire dal 2020, l’Ue ha adottato le nuove normative del Clean Energy Package dalle quali la Svizzera è al momento esclusa, che prevedono dal 2025 l’obbligo per i gestori delle reti europee di riservare il 70% della capacità per il commercio transfrontaliero. Condizioni che potrebbero limitare le importazioni in Svizzera quando più è necessario, cioè in inverno. Ricordo che già ora la Svizzera importa d’inverno.

Pretendere l’indipendenza dall’Ue come fa l’Udc nel settore elettrico? Nessun Paese oggi ipotizza l’autarchia o l’isola elettrica: cosa può succedere l’abbiamo visto lo scorso inverno in Texas, Stato che è prosperato proprio sull’energia, ma elettricamente non interconnesso con il resto degli Usa. Tra l’altro la Svizzera importa il 70% del fabbisogno energetico (benzina, gasolio, gas) dall’estero, mentre per l’elettricità siamo leggermente in attivo (media pluriennale).

Ma per tornare alle affermazioni di Marchesi contro la SE2050, esse si basano su un’errata interpretazione dei rapporti citati. Il rapporto Frontier Economics ha analizzato vari scenari di accordi con l’Ee. Nel peggiore, che prevede nessun nuovo accordo a partire da fine 2025, nel caso dovessero un inverno fermarsi i due reattori di Beznau e la Francia fermasse un terzo della capacità nucleare, con una tassativa applicazione della regola del 70% a limitare le capacità di importazione, avremmo in Svizzera non un blackout ma una carenza molto limitata di energia elettrica. Condizioni negative estreme cumulate molto teoriche, situazione contro la quale si possono già ipotizzare misure correttive. Per questo, oltre a un auspicabile accordo tecnico o politico con l’Ue, il Consiglio federale nella nuova Legge mantello prevede varie misure per garantire l’approvvigionamento: ad esempio la possibilità di riservare una parte dell’accumulo al mercato svizzero (riserva strategica di mercato).

Inoltre il rapporto Elcom/Swissgrid descrive 80 possibili misure sulla rete, sui consumi e sulla produzione per aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento. Misure che ora dovranno essere approfondite e finalizzate, quali ad esempio anche l’ipotesi della copertura dei picchi di carico con centrali a gas. A questo aggiungiamo lo sviluppo del nuovo rinnovabile, tutt’ora frenato tanto da vedere le aziende elettriche svizzere investire più in Europa che da noi. Ci sarebbe altro, ma manca lo spazio: concludo rispondendo che piuttosto utopiche sono le nuove centrali nucleari di Marchesi e Udc, non la SE2050.

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