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Pianificazione ospedaliera e difesa delle strutture sanitarie

La settimana scorsa, il Parlamento cantonale ha deciso di cedere la pianificazione ospedaliera ai 5 consiglieri di Stato

(Ti-Press)

E così, la settimana scorsa, il Parlamento cantonale, con il concorso corale di tutte le maggiori forze politiche, ha deciso di ‘cedere’ le proprie competenze in materia di pianificazione ospedaliera ai cinque consiglieri di Stato. Al fine di confondere le carte il Gran Consiglio ha deciso di istituire una commissione parlamentare di controllo che avrebbe come compito di verificare che le scelte strategiche (che dovrebbero rimanere al Parlamento) vengano poi messe effettivamente in pratica.

Per giustificare questa scellerata decisione si è cercato di far credere che la pianificazione ospedaliera votata dalla maggioranza del Parlamento nel dicembre 2015, di fatto bocciata politicamente in occasione della votazione sulla modifica della Leoc del 2016 e, formalmente, dal Tribunale amministrativo federale, è stata tutta colpa del Parlamento stesso, vittima delle tendenze regionalistiche.

Nulla di più falso. Come si ricorderà, il progetto dell’ultima pianificazione ospedaliera elaborato dal Dss e dall’Eoc si basava su due pilastri: la chiusura degli ospedali di Faido e Acquarossa e la ‘resa incondizionata’ alla sanità privata, in particolare il gruppo Genolier e la clinica Santa Chiara.

Per raggiungere i propri obiettivi il Dss riuscì addirittura a pasticciare sul fabbisogno ospedaliero e si dimenticò di verificare i requisiti di qualità. Non contento, il Dss e il direttore della divisione della Salute pubblica Paolo Bianchi pensarono bene di intervenire all’ultimo momento in Parlamento, a dibattito ormai avviato, suggerendo un emendamento firmato dalla troika Jelmini, Pini e Foletti con cui di fatto si impose un peggioramento della qualità per i famosi letti di minore intensità (Rami).

Stanno qui, in questi atteggiamenti di incompetenza e politica di potere, le ragioni per cui la pianificazione ospedaliera è stata cassata dal Tribunale amministrativo federale (Taf). E la responsabilità è stata, come detto, dell’Esecutivo e degli alti funzionari. Beltraminelli non c’è più, ma le cose non sembrano essere cambiate.

Ma la vera sconfitta del Dss è stata il salvataggio degli ospedali di valle (seppure ridimensionati) e la bocciatura in votazione popolare della svendita al privato dei settori più interessanti e redditizi della sanità ospedaliera. Senza questa bocciatura, nel Locarnese oggi la sanità sarebbe stata gestita da una Sa con la Santa Chiara azionista al 50%; nel Sottoceneri tutta l’ostetricia sarebbe concentrata alla Sant’Anna e chissà il Cardiocentro, invece di rientrare nell’Eoc, quali altre strade avrebbe preso…

Tutto ciò è stato impedito grazie a una lunga e intensa mobilitazione promossa dall’Mps su più anni. Tutti ricorderanno la nostra iniziativa popolare ‘Giù le mani dagli ospedali’, le diverse petizioni e mobilitazioni popolari a difesa degli ospedali di valli e della sanità pubblica, il lavoro d’opposizione nella commissione parlamentare sulla Pianificazione ospedaliera e in Parlamento e la battaglia referendaria contro la revisione della LEOC.

A pensar male si fa peccato, ma molto probabilmente la ragione vera per cui il Parlamento ha ceduto, senza colpo ferire, questa sua competenza è da ricondurre proprio a quella esperienza.

Ma la difesa dei diritti sanitari per tutti coloro che vivono in Ticino non passa certamente solo dalla pianificazione sanitaria. E le vie che si possono percorrere sono numerose. La classe politica non vuole assumersi l’onere di rispondere a questi bisogni, forse per non dover assumere scelte “impopolari” quali, ad esempio, la soppressione di reparti negli ospedali.

Niente paura, ci penseremo noi a fare in modo che a esprimersi possano essere nuovamente le cittadine e i cittadini di questo Cantone.

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