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La morte della Politica per mano dei contabili

Il risanamento delle finanze cantonali divide. Replica socialista al presidente del Plr Alessandro Speziali

Il copresidente del Ps
(Ti-Press)

Le opinioni di Alessandro Speziali sono sempre ampiamente condite da figure retoriche. Leggendo quella pubblicata sabato n’è venuta in mente una anche a me: “Tanto fumo, poco arrosto”. Tra giochi di parole con i cognomi (roba che di solito si legge la domenica, non il sabato), etichette di “socialista” a un professore che invero si rifà al pensiero keynesiano (forse a disturbare è che non sia liberista), molte immagini di sé che dal mio punto di vista sono poco opportune, come l’adulto (il padre?) del Parlamento che riprende i “bambini desiderosi”, cioè le altre forze politiche; oppure le ipotesi di intervento come se lui fosse “l’unico decisore” (cose da non dire nemmeno per scherzo!), o ancora parlare di sé come ultras e capocurva… ecco, ventilando tra tutto questo fumo, si scorge finalmente il contenuto politico. Sostanzialmente la logica è questa: agire immediatamente per il pareggio dei conti è un dovere, una responsabilità verso le future generazioni. Ma in verità, anche con questa massima del buon senso, Speziali non risponde in alcun modo alle critiche di fondo che sono: perché forzare i tempi, annichilendo l’analisi della problematica, per appiattirsi a priori alla fallimentare ideologia liberista del meno Stato? Se il dovere del pareggio è avvertito in maniera importante, perché non ragionare su tutte le possibilità, contemplando pure le entrate?

Entro il 2025 il Ticino deve rivedere le stime immobiliari, le più basse della Svizzera, che creano problemi assicurativi oltre che lasciare ingiustamente centinaia di milioni nelle tasche di grandi proprietari immobiliari. Perché quindi non contemplare nel progetto di rientro anche questa possibile entrata, facendo una riforma capace di essere a costo zero per i proprietari della prima casa e in senso largo del ceto medio? Perché non prevedere un “contributo di solidarietà” provvisorio per chi si è arricchito durante il Covid?

Ma soprattutto quel che stride nella logica dell’immediato dovere al pareggio, è il fatto che è completamente avulsa dal periodo storico che stiamo vivendo: siamo ancora in pandemia, questo è il momento del rilancio, non dell’immobilismo. È il momento di affrontare le esistenziali sfide che il Ticino ha davanti, non dell’austerità. Il più grande dovere della politica è rappresentare le necessità della cittadinanza, la buona gestione dei conti deve essere ponderata a queste esigenze. Abbiamo un cantone che sta invecchiando, i costi della salute volenti o nolenti aumenteranno nei prossimi anni, come affrontarli contenendo le spese? Non si può: questo significa tagli. Prendetevi la responsabilità di dirlo chiaramente. Stiamo vivendo la sfida globale della digitalizzazione, intorno a noi si investono miliardi, noi vogliamo stare fermi. Ditelo alle Pmi. Ancora, il senso del dovere dovrebbe anche essere dare una risposta concreta a quei 600 ragazzi che venerdì erano in piazza per il clima. Occorre investimento pubblico, per prevenire e provare a mitigare dei costi aggiuntivi che ci saranno, perché il cambiamento climatico non lo fermi con decreti legge che contengono le spese. Se non ce ne occupiamo subito e con investimenti pubblici, nessuno lo farà. Mi sono davvero, gravemente preoccupato quando ho sentito dire in parlamento, parlando per il gruppo Plr: “Prima pensiamo al pareggio, poi potremo riprendere la progettualità”. Questa è la morte della Politica per mano di contabili. È a questo che si è ridotto il Plr? Fare da portavoti all’ideologia di ultradestra (in ambito di finanze pubbliche) di Morisoli? Qual è la vostra visione sui temi presentati sopra? Sgravi ai ricchi? No perché io ho sentito solo questo da parte vostra. Ed è un peccato.

Come Partito socialista abbiamo presentato un piano di rilancio, che con responsabilità dice dove intervenire, ma anche dove reperire le risorse. Siamo convinti che sia fondamentale aprire un dibattito su questo, su quale visione abbiamo dei prossimi anni, quali progetti strategici, quali investimenti, quale dose di responsabilità e quindi di compromesso deve prendersi ognuno. Non è ancora troppo tardi, il decreto votato è carta straccia dal profilo legale. Il Ticino, le future generazioni, meritano più di questo, proviamoci tutti assieme.

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