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Sfide importanti per la sanità ticinese

L’anno 2020 ha visto un notevole impegno del personale e dei dirigenti del Dipartimento della sanità e socialità e degli enti sussidiati dal Cantone. Un ringraziamento va a tutti coloro che si sono impegnati con abnegazione per consentire di affrontare le emergenze. I problemi non sono mancati ovviamente: penso ai ritardi nei versamenti delle indennità Covid o agli errori nella prevenzione della diffusione del Covid in talune strutture sociosanitarie. Capita ovviamente quando ci si trova davanti a improvvise crisi e a fenomeni sconosciuti. L’auspicio è che il Dipartimento possa trarre delle indicazioni utili dagli errori per aggiornare l’organizzazione sia dell’Istituto assicurazioni sociali, sia del settore sociosanitario, allo scopo di migliorarne il funzionamento.

Uno dei problemi maggiori nel settore sociosanitario è la mortalità professionale del personale infermieristico. Non basta che lo Stato spenda tanti soldi per formare più giovani in ambito infermieristico, se dopo meno di 20 anni la metà di loro abbandona il lavoro nelle strutture sanitarie a causa dei compiti burocratici che soffocano il piacere di lavorare con il paziente. Il personale infermieristico scappa perché non di rado viene oppresso da una gerarchia amministrativa e medica, che ne nega pesantemente l’autonomia e la creatività. Senza parlare della cattiva gestione dei problemi degli infermieri in burnout o stressati. Questi problemi sono ancora maggiori rispetto ai non indifferenti problemi di carico di lavoro e di attrattività salariale. Peraltro accanto al fenomeno del cambiamento di lavoro c’è anche quello degli infermieri che riducono il tempo di lavoro a causa della pressione cui sono sottoposti. La Confederazione e i Cantoni dovrebbero fare molto di più per evitare l’ecatombe di infermieri formati. L’iniziativa popolare federale per cure infermieristiche forti ha ottenuto dalle istituzioni un controprogetto indiretto purtroppo limitato all’incoraggiamento della formazione, che non cambia la logica organizzativa della “fabbrica sanitaria”. C’è da sperare quindi che il prossimo 28 novembre il popolo e i Cantoni approvino l’iniziativa per cure infermieristiche forti.

Esprimo preoccupazione anche per quanto riguarda il controllo della qualità delle cure, che in Ticino vengono erogate nel settore delle cure a domicilio senza contratto di prestazione: si tratta di 15 servizi su 47 e di ben 177 infermieri indipendenti su 342. Oltre al controllo della qualità delle cure va rafforzato anche il controllo del rispetto della legge sul lavoro da parte dell’Ispettorato del lavoro. Rendiamoci conto che operatori sanitari stanchi a causa di turni lunghi o di riposo insufficiente rischiano non solamente di ammalarsi, ma anche di mettere in pericolo i pazienti!

Nella psichiatria infine occorre ridurre i ricoveri coatti nella Clinica psichiatrica cantonale, che nel 2020 rimangono a livelli elevati, malgrado una diminuzione. Nel 2019 erano 665 (pari al 36,5% dei ricoveri) e nel 2020 si sono attestati a 577 (33,6% dei ricoveri). Nel 2020 si segnalano anche 39 ricoveri per pazienti minorenni, di cui 24 in regime di coazione. È importante che i lavori per la pianificazione sociopsichiatrica 2021-2024 vengano conclusi a breve – come ha preannunciato il consigliere di Stato Raffaele De Rosa in Parlamento – e che affrontino di petto la questione dei ricoveri coatti e della presa a carico dei minorenni.

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