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Mal di terra

Ci sono diverse cose che mi preoccupano attualmente, alcune più di altre. Non è un segreto che la salute ambientale del pianeta sia al momento piuttosto cagionevole: con un netto margine il 2023 è stato l’anno più caldo della storia dell’umanità, mentre il 2024 non è nemmeno iniziato da quattro mesi che ha già portato con sé una valanga di cattive notizie.
L’inverno appena terminato è stato il più caldo mai registrato in Svizzera da 160 anni a questa parte, un’evoluzione in linea con le aspettative, dove la stagione invernale diventerà sempre più breve e mite. Quest’ennesimo record non dovrebbe stupire, viviamo in un contesto dove sia nella società che nell’economia pervade lo status quo fossile. Dove nonostante la scienza continui a sottolineare l’importanza di ridurre a zero le emissioni di gas serra il prima possibile e la crisi climatica stia mettendo a dura prova il presente, si continua a fingere che tali problemi non ci riguardino se non in maniera puntuale (vedi ad esempio la grandinata dello scorso agosto).
Si è affermata una nuova normalità dove sembra ormai assodato che non riusciremo a raggiungere gli obiettivi climatici. In Ticino e a livello locale chi s’interroga su come sia possibile diventare la prima generazione che riesca a realizzare un Comune migliore, più equo e sostenibile nei confronti delle persone e della natura è visto come una creatura bizzarra. Qualcosa da osservare con curiosità nel contesto della biodiversità umana, ma che in realtà non trova posto nella politica istituzionale.
Bislacca invece è la priorità assoluta posta a livello cantonale nel ridurre il debito pubblico e nel fare sgravi fiscali alle persone ultraricche, con gravi conseguenze anche a livello comunale. L’aumento delle disuguaglianze è cronico e legato a doppio filo alla politica neoliberista degli ultimi venti anni, dove vige l’austerità pubblica e lo Stato fatica a trovare le risorse necessarie per affrontare le sfide in diversi ambiti. È da considerarsi una strategia economica ragionevole per il futuro quando servono investimenti in diversi ambiti, dalla cultura, alla socialità e alla sanità e infine nella lotta al surriscaldamento climatico? Il dogma tutto svizzero di vivere nel Paese migliore del mondo dove tutto funziona alla perfezione e senza intoppi, è lungi dall’essere vero. Non possiamo permetterci di rimandare il raggiungimento degli obiettivi climatici a tempi migliori, a quando le finanze saranno in pareggio. Sostenibilità significa qualità di vita per tutte e tutti, anche per le generazioni future. Il ruolo della politica è avere una visione che possa portare un cambiamento concreto, per superare le policrisi del nostro tempo verso un futuro migliore. Abbiamo bisogno di coraggio, immaginazione e volontà di sperimentare, che vada oltre la strategia dei piccoli passi a scadenza quadriennale per realizzare una Locarno che sia ecosociale, intersezionale e solidale.

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