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Verso una comunicazione politica inclusiva

Martin Luther King Jr. una volta disse: “Non possiamo camminare da soli. E mentre camminiamo, dobbiamo fare la promessa che marceremo sempre avanti”.
Nel colorato mondo della politica, dove i toni spesso si fanno accesi e le idee si scontrano, mi chiedo: la politica è disposta a cambiare tipo di comunicazione o preferisce restare ancorata alla discordanza? Durante la partecipazione allo sciopero dei dipendenti del Cantone Ticino, mi sono trovato a riflettere su un linguaggio tagliente e divisivo usato da alcuni relatori, trasformando un momento di protesta economico-sociale in uno scontro di visioni politiche.
Ricordiamoci che le decisioni politiche non influenzano solo i protagonisti, ma plasmano gli intrecci di tutta la società, invitandoci a un passo sincronizzato verso i bisogni di ciascuno, lasciando da parte gli egoismi individuali. In mezzo al caos della comunicazione politica, la pratica della mediazione può portarci delle risposte interessanti.
E se, invece di innalzare barriere, decidessimo di costruire ponti di comprensione e collaborazione? Un esempio lampante di questa visione in azione lo possiamo trovare nel Comune di Comano. Questa piccola realtà ha dimostrato una certa sensibilità di ascoltare e rispondere alle esigenze dei suoi abitanti, traducendo l’impegno in strategie politiche concrete che abbracciano tutte le fasce d'età e settori della vita comunitaria. Un approccio che seppure dettato in certa parte dalla divisione dei gruppi politici, nei momenti più difficili ha mostrato impegno per la co-costruzione dei progetti cercando di ascoltare le parti in causa. In questo senso Comano si presta a essere un comune adatto a un cambiamento “radicale” della comunicazione.
Certo, c’è chi sostiene l’importanza di un dialogo più aspro, argomentando che esso possa servire a catalizzare l’attenzione su questioni sottovalutate. Tuttavia, è fondamentale chiedersi: a quale costo? La polarizzazione può portare all’inazione, mentre il dialogo costruttivo spiana la via a soluzioni condivise.
In questa fase di incertezza e trasformazione politica, forse è arrivato il momento di sciogliere gli enigmi delle divisioni ideologiche e adottare una visione condivisa, in cui ognuno si senta incluso.
Concludo sottolineando che se il discorso politico desidera cambiare, deve concentrarsi sui veri bisogni delle persone anziché su misura di valori personali. Solo attraverso una comprensione profonda e un impegno alla collaborazione, possiamo sperare di superare insieme le sfide che ci attendono. Sembra facile a dirsi, ma perché non riusciamo a farlo?

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