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Promozione del tedesco e buona politica

Credo che a tutti sia capitato un capo che decide senza aver ben valutato le cose; di solito tocca ai sottoposti lavorare come matti per salvare il salvabile, ricevendo in cambio non complimenti ma rimbrotti per non essere riusciti ad attuare le sue idee. Arrogante e spesso incapace, è uno dei superiori peggiori che si possano avere.
L’atteggiamento della maggioranza della commissione che ha proposto di anticipare l’insegnamento del tedesco in prima media è simile: il fine è lodevole; tuttavia dalla politica si deve pretendere che prima di fare una proposta si valuti i pro e i contro, le conseguenze e le possibilità/difficoltà di attuazione. Cosa che in questo caso non è stata fatta, ché non sono stati effettuati approfondimenti per capire se sia una misura efficace né come possa essere inserita nell’attuale griglia oraria. Poco importa: tanto a trovare la soluzione "ci penseranno i tecnici", è stato detto.
Come volevasi dimostrare: questo modo di far politica vive di proclami e proposte improvvisate scaricando sugli altri la ricerca di soluzioni, il superamento delle difficoltà e la responsabilità degli eventuali fallimenti, esattamente il contrario di quello che un buon politico (un buon capo) dovrebbe fare.
Si deve inoltre ricordare che il tedesco lo si imparava, e bene, pure quando veniva insegnato a partire dalla quarta ginnasio (quarta media), a dimostrazione che a fare la differenza non è la somma degli anni di studio, ma la loro qualità. Ed è in questo senso che la politica, quella vera, dovrebbe impegnarsi, istituendo le condizioni affinché gli insegnanti possano svolgere al meglio il loro lavoro, e gli allievi di conseguenza apprendere; il resto sono quisquilie, pinzillacchere, che durano lo spazio di un’elezione e che sicuramente non giovano ai nostri ragazzi.

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