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Valli e territori periferici, manca la massa

Quando si parla di valli e territori periferici, le parole più frequenti sono servizi carenti, trasporti, scuola, asili nido, negozietti. Viene percepito come un senso di frustrazione perché non c’è la massa critica. Pertanto si deve ragionare anche e soprattutto fuori dagli schemi per trovare soluzioni, anche apparentemente difficili da attuare visti i molti sfidanti. Ma ogni idea è buona perché fa ragionare e di conseguenza migliorare.

Non possiamo più aspettare, perché una sempre maggiore perdita di controllo del territorio periferico sarà, per il Cantone, una spesa supplementare. Gli abitanti delle zone discoste sono una risorsa fondamentale. Grazie alle valli, i nostri avi, nonni, genitori hanno contribuito al bene del paese, hanno popolato le città, facendole crescere. Ricordiamoci da dove arriva l’oro blu. Oggi ci si ricorda delle valli solamente nei momenti difficili; durante la pandemia Covid in parecchi si sono rifugiati in valle. Sia i ticinesi, sia i confederati, nelle loro case secondarie.

C’è un crescente scollamento tra pianura e montagna. Quest’ultima è percepita come luogo inospitale, poco attrattivo, senza sbocchi. Perché non pensare a nuovi modelli fiscali che prevedano il pagamento di una percentuale delle imposte in loco, per farne beneficiare anche ai territori periferici? Serve progettualità, e questa parte dal coinvolgimento dei giovani adulti, capaci di dare uno sguardo all’innovazione urbanistica e a quella architettonica.

Sono fondamentali nuovi incentivi e aiuti per l’acquisizione o la riattazione di immobili, per aperture di attività, per nuovi servizi. Il punto è la necessità di creare posti di lavoro qualificati in Ticino, con salari competitivi rispetto al resto della Svizzera.

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