Il rafforzamento dei rapporti bilaterali e il comune impegno a proseguire sulla strada dell'integrazione nella Ue sono stati al centro della visita ufficiale che la ministra degli esteri albanese Elisa Spiropali ha effettuato oggi a Skopje. Nei colloqui con la dirigenza macedone è emersa la posizione condivisa secondo cui l'intera regione dei Balcani occidentali deve integrarsi nell'Unione europea senza ulteriori ritardi.
Nell'incontro con la presidente della Repubblica, Gordana Siljanovska Davkova, le due parti hanno ribadito che i criteri di Copenaghen devono essere gli unici requisiti per l'adesione all'Ue. Siljanovska Davkova ha sottolineato che, dopo oltre 20 anni di status di Paese candidato, il percorso europeo della Macedonia del Nord rischia di trasformarsi in una "maratona estenuante", e ha avvertito che la bilateralizzazione del processo di allargamento crea un precedente pericoloso, capace di bloccare il cammino europeo non solo di Skopje, ma anche di altri Paesi candidati. La presidente ha accolto con favore i progressi dell'Albania nel processo di adesione, evidenziando che, nell'attuale contesto geopolitico, l'avanzamento di ogni singolo Paese contribuisce positivamente alla dinamica complessiva dell'euro integrazione regionale.
Nel corso della conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri macedone Timčo Mucunski, la ministra Spiropali ha ribadito il forte sostegno di Tirana all'integrazione europea della Macedonia del Nord, affermando che i due Paesi condividono valori, obiettivi e un futuro comune nell'Unione europea. Ha ricordato i rapidi progressi dell'Albania, che in 13 mesi ha aperto tutti e sei i cluster negoziali e 34 capitoli, in particolare nei settori dello Stato di diritto, della lotta alla corruzione e della tutela delle minoranze.
Le dichiarazioni di Spiropali hanno tuttavia suscitato polemiche quando ha affermato che la popolazione di etnia albanese in Macedonia del Nord rappresenterebbe il 33% del totale. I dati ufficiali del censimento del 2021 non confermano infatti tale cifra: gli albanesi costituiscono il 24,3% della popolazione residente e il 29,52% includendo anche i non residenti e la diaspora. E a Skopje ci si chiede se si sia trattato di un lapsus o di un errore di traduzione.
Nonostante le polemiche sui dati demografici, il messaggio politico emerso dalla visita è stato chiaro: l'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali non deve essere visto come una competizione tra Paesi candidati, ma come un percorso comune e una destinazione naturale per l'intera regione.