Politico cita quattro funzionari europei: Washington avrebbe contattato capitali come Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca; Orbán e Babiš osteggiano l'uso dei fondi
"I funzionari dell'amministrazione Trump hanno esercitato pressioni sui governi europei, almeno su quelli che considerano più amichevoli, affinché respingessero il piano di utilizzare i beni russi per finanziare l'Ucraina". È quanto scrive Politico.eu citando quattro funzionari europei.
L'articolo è intitolato "Il problema dell'UE non è il Belgio, è Trump". Gli USA "ci vogliono deboli", ha spiegato un funzionario europeo alla testata, secondo la quale "i funzionari americani hanno aggirato Bruxelles e comunicato in modo riservato con le capitali, e hanno portato Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca ad unirsi ai dissenzienti".
Intanto, riporta il media filogovernativo Mandiner, il premier ungherese Viktor Orbán ha detto ai giornalisti di aver scritto al presidente russo Vladimir Putin chiedendogli come Mosca risponderà nel caso in cui l'UE deciderà di usare i beni russi congelati e se i voti dei singoli Stati membri sulla questione sarebbero stati presi in considerazione. "La risposta della Russia - ha detto Orbán - è stata che la reazione dei russi è stata chiara: risponderanno con forza, ma allo stesso tempo terranno conto di chi voterà e come al vertice dell'UE".
Orbán ha ribadito che l'Ungheria non sostiene l'utilizzo dei beni russi congelati nell'UE perché ciò rappresenterebbe "un nuovo livello di escalation".
Da parte sua il neo premier ceco Andrej Babiš, prima di partire alla volta di Bruxelles per il Consiglio europeo, ha affermato che il suo paese "non mette in discussione la necessità del sostegno dell'UE all'Ucraina, ma questo dovrebbe essere finanziato come avvenuto sino ad oggi e la Repubblica Ceca non fornirà ulteriori garanzie. Ora si svolge il dibattito di come provvedere a tali finanziamenti. Nel caso in cui dovessero essere utilizzati i fondi congelati della Russia, non siamo disposti a fare da garante, non vogliamo gravare il nostro bilancio", ha detto Babiš, aggiungendo che la Russia deve pagare le riparazioni di guerra.