Una strana coppia di eserciti pattuglia uno dei confini più porosi del Medio Oriente, quello tra Siria e Libano, con non poche tensioni e scaramucce ma con un obiettivo dichiarato comune: sconfiggere l'Isis.
In quell'area, il gruppo jihadista è l'ombrello di una insurrezione armata locale profondamente radicata in un territorio che sia Damasco sia Beirut hanno per decenni abbandonato a se stesso in una zona frontaliera tra la valle orientale libanese della Bekaa e il Qalamun occidentale siriano.
Osservatori locali affermano che questi insorti - che si dicono affiliati all'Isis anche per cercare promozione politica, visibilità e finanziamenti - sono stati a lungo parte di un tessuto di milizie armate connivente con i qaedisti oggi promossi a "esercito regolare" siriano.
A guidare questo esercito nazionale siriano c'è ora Ahmad Sharaa, autoproclamato presidente siriano, che lo scorso 8 dicembre scorso aveva dato la spallata definitiva al regime dinastico degli Assad. E che nelle ultime ore è stato accolto alla Casa Bianca, con sorrisi e aperture di credito, dal presidente Donald Trump. Per Trump, Sharaa è ora un partner nella lotta al terrorismo dell'Isis.
In questo contesto, si sono verificate le tensioni frontaliere tra Siria e Libano con la mobilitazione, faccia a faccia, delle forze armate di Beirut e di Damasco. Nella zona di Ras Maarra, nel distretto di Arsal, si è registrato un inedito siparietto tra i due eserciti, con una mobilitazione reciproca di truppe e mezzi. Secondo la ricostruzione, una pattuglia siriana ha bloccato l'ingresso di veicoli dell'esercito libanese nella zona di Wadi Thallaja, a ridosso della cittadina siriana di Flita. Ne è seguita un'avanzata di reparti di Damasco verso una postazione militare libanese situata però appena oltre confine, in territorio siriano.
La zona è un altopiano molto esteso. E non ci sono segnali sul terreno a demarcare il confine tra i due paesi, tracciato in maniera approssimativa durante il mandato coloniale francese circa cento anni fa. L'area era stata, dal 2012 al 2014, sotto controllo di insorti antigovernativi siriani, sconfitti però da una coalizione di forze del regime di Assad e dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani.
Da allora, l'esercito libanese aveva installato alcune basi in pieno territorio siriano. Ma il contesto è ora cambiato. Hezbollah è stato sconfitto da Israele e si è ritirato dalla Siria. Assad e il suo esercito si sono dissolti. Gli insorti siriani sono in parte diventati i governativi agli ordini dell'ex "terrorista" Sharaa.
In questo scenario da sliding doors frontaliere rimane palpabile la tensione tra Beirut e Damasco, nonostante una serie di incontri "tecnici" tra rappresentanti dei due governi. E la cooperazione tattico-militare resta fragile all'ombra dell'immutata capacità di contrabbandieri e bande armate di muoversi liberamente in una terra di nessuno, costellata di frutteti, canaloni, picchi di montagna.
Analisti locali affermano che l'Isis difficilmente sarà sconfitto ma si darà nuovamente alla macchia. In attesa di riemergere, magari sotto altre forme.