L'ex sindaca di Barcellona racconta isolamento, mancanza di cure e umiliazioni e chiede mobilitazione per i compagni ancora detenuti
"Ci hanno intercettato illegalmente. Lo Stato di Israele ha violato tutte le leggi, ci hanno arrestati in acque internazionali e sequestrato le nostre imbarcazioni. È illegale e inammissibile", ha detto Colau. "Quello che non ci aspettavamo - ha proseguito - era trovare al porto di Ashdod, in Israele, centinaia di poliziotti che ci hanno umiliati, tenuti per ore in ginocchio, con la testa contro il suolo, senza darci acqua e tirandoci per i vestiti". L'esponente della forza di sinistra Comunes ha spiegato che, durante l'arresto e la detenzione, durata nel suo caso quattro giorni, "non abbiamo potuto fare la doccia, eravamo in 16 in una cella di sei metri per tre senza mai poter uscire per un'ora d'aria. Siamo rimasti totalmente isolati, senza poter avere contatti con le autorità consolari, avvocati o con le nostre famiglie. Non hanno dato medicine salvavita a persone diabetiche o asmatiche, che continuano a essere detenute", ha denunciato.
Colau ha assicurato che le vessazioni subite durante i quattro giorni di detenzione "non sono nulla a confronto della sofferenza patita dalla popolazione". "L'importante è fermare il genocidio e aprire corridoi umanitari. L'azione continua - ha assicurato l'ex sindaca - anche perché ci sono i nostri compagni ancora detenuti in quel carcere orribile e, fino a che non saremo tutti fuori, vi chiediamo di mobilitarvi". "Poiché - ha concluso Colau - la pressione sociale funziona" e "tutte le mobilitazioni delle ultime settimane stanno producendo un cambio di paradigma e isolando sempre più lo Stato terrorista di Israele".