Bombardamenti su Teheran mirano a destabilizzare il potere degli ayatollah e a liberare dissidenti politici
Israele vuole chiudere i conti con l'Iran già nei prossimi giorni. E dopo il raid americano sui principali siti nucleari del Paese, intensifica gli attacchi al cuore del potere della Repubblica islamica, nel tentativo di far capitolare il regime degli ayatollah.
L'aeronautica israeliana ha sganciato più di 100 bombe in due ore su Teheran, ha fatto sapere l'esercito dello Stato ebraico, descrivendolo come l'attacco più massiccio lanciato finora sulla capitale iraniana. Nel mirino sono finiti il quartier generale dei Guardiani della rivoluzione, dove sono rimasti uccisi decine di pasdaran, e quello del Basij, la milizia paramilitare voluta dall'ayatollah Khomeini nel 1979, ma anche il famigerato carcere di Evin, l'incubo di oppositori, giornalisti e accademici.
Le immagini mostrano la distruzione del cancello di accesso alla prigione da dove - secondo Iran International, media vicino all'opposizione all'estero - alcuni detenuti avrebbero tentato la fuga prima che fosse nuovamente circondato dalle forze di sicurezza.
Le autorità hanno smentito le voci di "disordini e sparatorie" diffuse "dai media del Mossad". Una fonte israeliana ha spiegato all'ANSA che l'attacco alla prigione mirava proprio a liberare i dissidenti per alimentare la protesta e sperare in una spallata interna al regime o, per lo meno, di indurre gli ayatollah ad accettare di trattare sul nucleare e porre fine alla guerra.
Il bombardamento su Evin ha irritato Parigi per la presenza nel carcere di due cittadini d'oltralpe, Cécile Kohler e Jacques Paris, detenuti da 3 anni. I due sono rimasti illesi, a quanto riferito da Teheran, ma il presidente Emmanuel Macron ha stigmatizzato il raid israeliano che "non ha nulla a che vedere con gli obiettivi ufficialmente dichiarati, non riduce il programma nucleare iraniano e ha messo in pericolo la vita di civili".
Le bombe israeliane hanno poi colpito anche la Shahid Beheshti University - come hanno denunciato studenti e ricercatori - e un edificio con strutture tecniche della tv pubblica Irib, già presa di mira nei primi giorni di guerra, mentre varie zone della capitale hanno subito blackout temporanei. L'esercito israeliano (Idf) ha quindi riferito di aver danneggiato anche il cosiddetto orologio della "Distruzione di Israele", l'installazione in Piazza Palestina a Teheran che scandisce il tempo che manca all'annientamento dello Stato ebraico: il 2040, secondo la previsione della Guida Suprema Ali Khamenei.
Non è chiaro il numero delle vittime dell'ultima giornata di attacchi israeliani su Teheran ma, secondo l'Ong indipendente iraniana Human Rights Activists News Agency (Hrana), sono quasi 1.000 i morti, per lo più civili, e oltre 3.400 i feriti nei primi 10 giorni dell'operazione Leone Nascente scatenata da Benyamin Netanyahu sull'Iran.
Dati da dimezzare, invece, secondo i dati ufficiali del ministero della Sanità del regime che parla di "circa 500" morti. Per l'Ong, inoltre, 640 persone sono state arrestate, mentre le autorità riferiscono di un altro cittadino europeo e altri due iraniani fermati "per spionaggio a favore di Israele" in due diverse città nell'ovest del Paese.
E mentre stava preparando la risposta al raid degli Usa su Fordow, Natanz e Isfahan, con il lancio di una decina di missili contro le basi americane nella regione, sin dalle prime ore della giornata l'Iran ha attaccato a più riprese anche Israele. L'Idf ha rilevato un totale di otto missili lanciati in quattro diverse ondate: la maggior parte è stata intercettata, alcuni sono caduti sul territorio, nel sud si sono verificate interruzioni di corrente, ma non si sono segnalati feriti. Dal 13 giugno tuttavia 24 persone sono morte negli attacchi iraniani contro Israele, più di 1.300 sono rimaste ferite. Oltre 15.000 israeliani hanno dovuto lasciare le loro case.