Pechino accusa Washington di protezionismo e minaccia azioni di risposta per difendere i propri interessi
Le nuove misure americane sul controllo dell'export dei microchip avanzati sono tipi atti di "bullismo unilaterale e protezionismo". Il ministero del commercio cinese, promettendo "azioni ferme" di risposta contro iniziative penalizzanti, accusa Washington di "compromettere gravemente la stabilità della catena industriale globale e di approvvigionamento dei semiconduttori".
Gli USA, si legge in una nota, "abusano" dei controlli dell'export "per contenere e sopprimere la Cina, violando il diritto internazionale e le norme fondamentali". Pertanto, Pechino esorta gli Stati Uniti "a correggere immediatamente le proprie pratiche sbagliate".
La scorsa settimana Washington ha pubblicato nuove linee guida, avvertendo le aziende che l'uso di semiconduttori per l'intelligenza artificiale ad alta tecnologia di fabbricazione cinese, in particolare i chip Ascend di Huawei, le avrebbe esposte al rischio di violare i controlli sull'export americani.
Il Dipartimento del commercio ha spiegato che la sua politica mira a condividere la tecnologia di intelligenza artificiale americana "con paesi stranieri fidati in tutto il mondo, mantenendo al contempo la tecnologia fuori dalle mani dei nostri avversari".
Pechino ha condannato la mossa, accusando gli Stati Uniti di "abusare dei controlli sulle esportazioni per reprimere e contenere la Cina", ritenendo poi che queste azioni "danneggino gravemente i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi e mettano a repentaglio gli interessi di sviluppo della Cina", ha rincarato il ministero del commercio, avvertendo che "qualsiasi organizzazione o individuo che applichi o contribuisca all'applicazione di tali misure" potrebbe violare la legge cinese con le "relative responsabilità legali".
Pechino ha esortato gli Stati Uniti a "rispettare le regole economiche e commerciali internazionali e a rispettare i diritti degli altri paesi allo sviluppo scientifico e tecnologico".
Il controllo degli USA sull'export di microchip per l'intelligenza artificiale alla Cina "è stato nel complesso un fallimento", ha dichiarato da parte sua Jensen Huang, numero uno del colosso Nvidia, puntando il dito contro "i presupposti di base che hanno portato alla norma" rivelatisi "fondamentalmente errati".
Intervenendo al Computex di Taipei, Huang ha detto che la quota di mercato di Nvidia in Cina, nel resoconto dei media locali, è scesa al 50% dal 95% detenuto invece all'inizio dell'amministrazione dell'ex presidente americano Joe Biden. La stretta, in altri termini, ha spinto le compagnie cinesi a contare sulla tecnologia sviluppata localmente.