Simion e Dan si sfidano in un testa a testa incerto, con la diaspora e l'affluenza decisivi per l'esito finale
In Romania, e non solo, cresce l'attesa per il ballottaggio alle presidenziali di domenica che si preannuncia come un autentico referendum sul futuro politico e la collocazione internazionale del Paese balcanico. A sfidarsi saranno il leader dell'ultradestra George Simion, vincitore del primo turno con il 40,9%, e l'esponente centrista e moderato Nicusor Dan, attuale sindaco di Bucarest (20,9%). Le ultime rilevazioni statistiche danno una corsa apertissima, che potrebbe risolversi in un testa a testa all'ultimo voto. Alcuni istituti attribuiscono a Simion un leggero vantaggio (52% contro 48%), mentre altri segnalano un possibile recupero di Dan. Tutti concordano sul fatto che il margine è sottilissimo, dentro la soglia di errore.
Il ballottaggio arriva al termine di una campagna fortemente polarizzata. Da una parte Simion, portabandiera del nazionalismo romeno, euroscettico, critico verso le élite politiche e fautore di posizioni conservatrici radicali. Dall'altra Dan, volto riformista ed europeista, tecnico e moderato, che ha impostato la sua proposta su stabilità istituzionale, dialogo internazionale e rispetto dello Stato di diritto.
Il quadro politico si è complicato dopo il primo turno, con il premier socialdemocratico uscente Marcel Ciolacu che ha annunciato le dimissioni, segnalando la crisi della coalizione di governo, che non è riuscita a portare il proprio candidato Crin Antonescu al secondo turno. Allo stesso tempo, molti elettori che avevano scelto di votare per figure come l'ex premier Victor Ponta ora sono corteggiati da entrambi i contendenti, rendendo la distribuzione del voto molto incerta.
Particolare attenzione è rivolta alla diaspora, che già al primo turno ha votato in massa segnando un record assoluto: quasi un milione di romeni all'estero ha partecipato. Solo in Italia hanno votato oltre 174.000 cittadini romeni, seguiti da comunità numerose in Germania, Regno Unito, Spagna e Moldova. Il voto estero, tradizionalmente più orientato verso candidati moderati e filo-europei, potrebbe rafforzare Dan, ma Simion ha lavorato attivamente per ridurre il divario, soprattutto sfruttando la mobilitazione online e il malcontento tra i lavoratori migranti. Non a caso negli ultimi giorni è stato in giro per l'Europa con missioni a Varsavia, Roma, Bruxelles, Parigi.
Dopo settimane di incertezze, i due candidati si sono affrontati in un dibattito televisivo molto seguito, durante il quale sono emerse con chiarezza le divergenze di visione. Dan ha puntato su serietà istituzionale, politiche di sviluppo sostenibile, collaborazione con l'Unione Europea e sostegno all'Ucraina. Simion ha rilanciato temi identitari, attaccando frontalmente Bruxelles, criticando le sanzioni alla Russia e promesso una "nuova sovranità" per la Romania. La grande incognita rimane la mobilitazione dell'elettorato indeciso e il comportamento di chi ha votato candidati esclusi dal secondo turno. In questo scenario, anche l'affluenza - e soprattutto quella della diaspora - potrebbe fare la differenza. I Romeni all'estero hanno potuto cominciare a votare sin da oggi: in Italia sono stati allestiti 160 seggi su tutto il territorio nazionale.