Intesa per un meccanismo di consultazione annunciata dopo negoziati a Ginevra, dettagli attesi domani
Gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto una prima intesa sui dazi trovando un accordo per stabilire un "meccanismo di consultazione" sul commercio. L'annuncio è arrivato al termine della maratona negoziale di due giorni a Ginevra, nella residenza dell'ambasciatore svizzero alle Nazioni Unite, e i dettagli saranno resi noti con un comunicato congiunto nella giornata di domani.
Che le trattative si stessero muovendo nella giusta direzione era apparso chiaro dall'ottimismo lasciato trapelare dal presidente americano Donald Trump e dal segretario al Tesoro Scott Bessent. Tutti e due hanno lodato i "sostanziali progressi" compiuti, con il primo che si è spinto fino a parlare di "un reset totale negoziato in modo amichevole, ma costruttivo".
Il rappresentante al commercio Jamieson Greer è stato più esplicito e ha suggerito, senza entrare nei contenuti e nei dettagli, vagamente la possibilità di un'"intesa". Le sue parole hanno preceduto una nota della Casa Bianca dal titolo "gli Stati Uniti annunciano un accordo commerciale con la Cina" riportando le dichiarazioni di Bessent e Greer a Ginevra.
È stata la Cina a fare chiarezza con il vice premier He Lifeng che ha parlato di un'intesa per stabilire un "meccanismo di consultazione" sul commercio per consentire scambi "regolari e irregolari relativi alle questioni commerciali".
Le parole di He sono state le prime ufficiali di Pechino sugli incontri del weekend e sono seguite alle dichiarazioni dell'assistente del ministro degli esteri cinese Miao Deyu che, nel mezzo delle trattative, ha ribadito la posizione ufficiale di Pechino sulle tariffe.
L'approccio americano "sacrifica gli interessi legittimi dei paesi di tutto il mondo a favore degli interessi egemonici", ha detto precisando ancora una volta che la Cina "si oppone all'imposizione dei 'dazi reciproci' e ha adottato energiche misure legali per contrastarli con fermezza", puntando a tutelare "con fermezza" i propri interessi di sviluppo e favorire "l'equità e la giustizia internazionali, e l'ordine commerciale internazionale".
L'intesa è ora al vaglio degli osservatori e degli analisti per capire se, al di là delle parole, ci siano realmente contenuti in grado di disinnescare una pericolosa guerra commerciale dalle pesanti conseguenze per l'economia mondiale, come mostrato dalle tensioni sui mercati finanziari e dal susseguirsi di allarmi per una possibile recessione.
Ci sono motivi di ottimismo, ritiene il ministro dell'economia Guy Parmelin. Alla domanda al telegiornale delle 19.30 della RTS se questo rappresenti un grande successo diplomatico per la Svizzera, il consigliere federale ha risposto che una semplice distensione, come la sospensione dei dazi doganali mentre i colloqui proseguono, sarebbe già un successo.
E ha accolto con favore il fatto che i due paesi si siano parlati. Tutto ciò che può ridurre la tensione internazionale a questo livello è eccellente, ha dichiarato Parmelin. Egli ha aggiunto che "siamo all'inizio di un processo". Gli effetti si vedranno. Sarà interessante conoscere i dettagli dell'accordo ed eventualmente il calendario per il proseguimento dei negoziati.
Da quando è iniziato il suo secondo mandato, Trump ha imposto dazi al 145% contro il "Made in China" e Pechino ha risposto con tariffe del 125% sui prodotti americani, creando una situazione difficilmente sostenibile. Per gli USA infatti se le tariffe continuassero un periodo prolungato a tale livello il rischio sarebbe quello di scaffali vuoti e rincari dei prezzi, mentre per la Cina il pericolo sarebbe quello di un ulteriore indebolimento della sua economia.
Prima del disgelo svizzero, il presidente americano ha aperto alla possibilità di dazi alla Cina all'80% nel tentativo - secondo indiscrezioni - di facilitare il lavoro di Bessent nel cercare di rilanciare le relazioni commerciali e spuntare un accordo con cui Pechino riduca le tariffe contro il "Made in America".
Al termine degli incontri - durati otto ore sabato e sette ore domenica - la delegazione americana ha informato il presidente, al quale spetta l'ultima parola su ogni accordo commerciale, in particolare su una possibile intesa con la Cina, considerata la maggiore antagonista degli Stati Uniti.