Estero

Il Libano avvia la rimozione delle insegne di Hezbollah a Beirut

Le autorità libanesi puntano a trasformare la capitale in una città senza slogan confessionali e partigiani

16 aprile 2025
|

In Libano si rompe un tabù: per la prima volta dopo decenni le forze dell'ordine vengono incaricate di rimuovere da alcune zone di Beirut le insegne di Hezbollah, il partito armato sciita alleato, pesantemente sconfitto da Israele e stretto all'angolo dalle nuove autorità libanesi sotto pressione da parte degli Stati Uniti e dall'Arabia Saudita.

A un mese dalle attese elezioni amministrative e mentre proseguono l'occupazione e i raid aerei israeliani nel sud del paese, il ministero degli interni ha dato ordine al governatore della capitale di procedere alla rimozione delle bandiere del Partito di Dio dall'autostrada che collega Beirut all'aeroporto internazionale.

Non saranno risparmiate nemmeno le gigantografie di Hasan Nasrallah, storico leader del movimento ucciso da Israele lo scorso settembre e per i fedeli sciiti discendente diretto (sayyid) del profeta Maometto. Quando solo alcuni anni fa un programma di satira politica libanese osò ritrarre Nasrallah in uno sketch televisivo, i seguaci del movimento scesero in strada bloccando strade con cassonetti e copertoni dati alle fiamme.

Ma Hezbollah è stato sconfitto e il suo leader ucciso. Proprio lungo gli otto chilometri che collegano la capitale all'aeroporto si erano svolti, attorno allo stadio della Città sportiva, i solenni funerali del sayyid della resistenza anti-israeliana. Alle esequie avevano partecipato circa 100mila persone. Adesso l'obiettivo dichiarato delle autorità libanesi è quello di trasformare Beirut in "una città senza slogan confessionali e partigiani".

I media libanesi hanno dato infatti ampio risalto all'avvio di un progetto di "abbellimento del decoro urbano" da realizzare prima dell'estate attorno all'aeroporto di Beirut, incastonato nella periferia sud della capitale, storica roccaforte di Hezbollah. "Una nuova era per il Libano" è lo slogan della campagna pubblicitaria lanciata dal governo con manifesti affissi proprio lungo la strada dell'aeroporto.

Uno di questi pannelli era stato dato alle fiamme nei giorni scorsi proprio in concomitanza con la visita a Beirut di Morgan Ortagus, vice dell'inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff. Ortagus ha insistito perché si proceda presto al disarmo di Hezbollah.

Il partito sciita nei giorni scorsi si è detto pronto a negoziare a patto che Israele si ritiri dal sud del Libano. Oltre occupare porzioni di territorio libanese, Israele colpisce giornalmente con raid aerei presunti obiettivi di Hezbollah, affermando di uccidere suoi comandanti militari. Il presidente libanese Joseph Aoun ha finora preso tempo, affermando di voler guidare lui stesso i negoziati: "Con Hezbollah serve il dialogo, non la violenza", ha detto.

Prima di partire per il Qatar, a cui chiederà un aiuto finanziario per rafforzare l'esercito nazionale libanese, Aoun ha ribadito l'intenzione di imporre il monopolio delle armi da parte dello Stato. E ha affermato che il disarmo di Hezbollah non sarà una mera fusione della struttura militare del partito con quella dell'esercito regolare, come di fatto è avvenuto in Iraq per legittimare le milizie sciite filo-iraniane. I combattenti (di Hezbollah), ha detto, potranno però unirsi alle forze regolari a titolo individuale, ma solo se possiederanno le qualifiche e supereranno i test di ammissione.