Estero

Kim Yo-jong critica la denuclearizzazione

La sorella di Kim Jong-un definisce ostili le pressioni di USA, Corea del Sud e Giappone.

9 aprile 2025
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Kim Yo-jong, influente sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un, ha duramente criticato le recenti dichiarazioni dei ministri degli Esteri di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, che hanno ribadito il loro impegno per la denuclearizzazione della Corea del Nord. In una nota intitolata 'L'obsoleta illusione della denuclearizzazione da parte di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone non potrà mai influenzare il nostro Stato', Kim ha definito tali sforzi un "atto estremamente ostile". L'agenzia ufficiale Kcna ha riportato che Kim ha contestato la dichiarazione congiunta rilasciata dai tre ministri durante un incontro tenutosi giovedì scorso presso la NATO.

Kim Yo-jong ha descritto l'impegno per la denuclearizzazione come "un'illusione irraggiungibile", sostenendo che i tre Paesi "si aggrappano ancora al sogno fallito del passato". Ha aggiunto che ripetere la frase "denuclearizzazione completa" dimostra quanto sia "obsoleto e insensato" il loro giudizio politico. Secondo Kim, se i ministri credono veramente in ciò che affermano, "la gente penserà solo che manchi qualcosa di grave".

Kim ha ribadito che lo status della Corea del Nord come potenza nucleare è "il risultato di una scelta inevitabile" dovuta alle "minacce esterne ostili" e alle "mutevoli dinamiche della sicurezza globale". Ha affermato che questo status non cambierà solo perché qualcuno si rifiuta di riconoscerlo. Inoltre, ha dichiarato che discutere della denuclearizzazione o cercare di rivitalizzare il concetto equivale a negare la sovranità della Corea del Nord.

Kim ha avvertito che se "gli USA e i suoi sostenitori" continueranno a perseguire la "ossessione anacronistica per la denuclearizzazione", ciò giustificherà ulteriormente la ricerca da parte della Corea del Nord di una "più forte capacità nucleare di autodifesa".

Questa dichiarazione segna la prima uscita pubblica di Kim Yo-jong in oltre un mese, dopo che il 4 marzo aveva avvertito che Pyongyang stava considerando "una risposta di schiacciamento a livello strategico" in seguito all'arrivo della portaerei americana USS Carl Vinson nel porto sudcoreano di Busan.