Tribunale russo condanna 23 prigionieri a pene fino a 23 anni. Kiev e ONG denunciano violazioni dei diritti umani
Mosca continua a mandare a processo i prigionieri di guerra ucraini e a infliggere loro pesantissime condanne. L'ultima ondata di sentenze è arrivata da Rostov sul Don, dove un tribunale militare russo ha condannato 23 prigionieri ed ex prigionieri a pene dai 13 ai 23 anni.
Una decisione che ha scatenato l'ira di Kiev, che parla di "un processo farsa". Mentre già nei mesi scorsi l'organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umani Memorial - insignita del Premio Nobel per la Pace nel 2022 - aveva denunciato il processo come una violazione della Convenzione di Ginevra e aveva definito "prigionieri politici" tutti gli imputati: sia i 12 attualmente detenuti dal Cremlino sia gli altri 11 già liberati in precedenti scambi di prigionieri e quindi condannati solo in contumacia. E alcuni di loro parlano di terribili torture.
Mosca sostiene che si tratti di "membri del battaglione Azov", definito "organizzazione terroristica" dalle autorità russe, e probabilmente sulla base di questo rivolge loro accuse di "terrorismo" e di "azioni volte alla presa violenta del potere e a minare l'ordine costituzionale" (nonostante non si trovassero in territorio russo quando sono stati catturati).
Il battaglione Azov, ora brigata, fu fondato nel 2014 come unità paramilitare con legami col nazionalismo di estrema destra, dopo è stato però inquadrato nella Guardia nazionale ucraina. E l'anno scorso gli USA hanno revocato il divieto di fornirgli armi affermando di non avere segnali di violazioni dei diritti da parte del gruppo.
In ogni caso, secondo i media russi e gli attivisti per la difesa dei diritti, tra gli imputati ci sono nove donne e un uomo che si occupavano della cucina e di altri servizi.
"Non ho mai prestato servizio nell'esercito ucraino, ho prestato servizio nell'esercito sovietico, più di 30 anni fa", ha detto alla corte Oleg Zharkov secondo la testata Mediazona. "Non è un segreto che in qualsiasi unità militare non lavorino solo soldati, ma anche elettricisti, idraulici, tuttofare persone come me".
Sempre Mediazona riporta che, intervenendo in aula, alcuni prigionieri hanno denunciato "la falsificazione delle loro deposizioni, interrogatori senza avvocati, trattamenti umilianti, rifiuto di cure mediche e torture".
"Ho visto sacchi sulle teste, fili elettrici su diversi arti del corpo, costole rotte, reni percossi, persone picchiate a morte, fame per più di un anno, nessuna assistenza medica, le persone marcivano, gambe, braccia, pidocchi, cimici, abbiamo fatto due docce in un anno, ne siamo usciti più sporchi di come eravamo arrivati, e anche picchiati", ha dichiarato in tribunale uno dei prigionieri ucraini.
Gli imputati in questo processo erano inizialmente 24, ma uno di loro, Oleksandr Ishchenko, è morto: secondo Mosca per problemi cardiaci, ma - sottolinea la France Presse - un'analisi svolta in Ucraina ha fatto emergere fratture multiple alle costole e un trauma toracico contusivo.
L'ONU accusa la Russia di sottoporre i prigionieri ucraini a "torture e maltrattamenti diffusi e sistematici" durante "tutte le fasi della prigionia". Anche le forze ucraine sono accusate di episodi di torture di prigionieri russi, per lo più nella fase iniziale della detenzione.