Unsmil denuncia l'uso improprio dei poteri delle forze dell'ordine per sopprimere il dissenso politico
La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) si è detta "allarmata" dall'ondata di "arresti arbitrari" che hanno preso di mira avvocati e magistrati in tutto il Paese. Secondo l'organizzazione, le forze dell'ordine "sfruttano i loro poteri" per prendere di mira individui "per le loro presunte affiliazioni politiche" e "mettere a tacere ogni dissenso, minando l'indipendenza della magistratura".
La missione Onu ha quindi chiesto il "rilascio immediato" degli arrestati e il "perseguimento dei responsabili". Queste "pratiche illegali" alimentano un "clima di paura, riducono lo spazio civico ed erodono lo stato di diritto", si legge in una nota.
La Libia sta lottando per uscire da oltre un decennio di caos e divisione in seguito alla caduta e alla morte del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011. Due governi rivali si contendono il potere, uno a ovest con sede a Tripoli e riconosciuto dall'Onu, e un altro a est controllato da Khalifa Haftar.
L'Unsmil ha affermato di essere "preoccupata per la pratica delle confessioni filmate, in cui i detenuti sono costretti a confessare presunti crimini in video pubblicati online". Questi filmati vengono utilizzati, secondo l'organizzazione, per "intimidire e umiliare gli individui presi di mira" e presentati come "prove" che dovrebbero essere dichiarate "inammissibili e i loro autori ritenuti responsabili". In particolare, avvocati e giudici sarebbero stati oggetto di arresti arbitrari e di maltrattamenti.
Per l'Unsmil, questa situazione non crea "l'ambiente necessario per una transizione democratica in Libia e indebolisce la fiducia dei libici nelle forze dell'ordine e di sicurezza che dovrebbero proteggere i diritti dei cittadini e non calpestarli".