Estero

Tensioni tra Russia e Ucraina per l'esplosione di una stazione di pompaggio del gas

Mosca e Kiev si accusano reciprocamente mentre i mercati del gas reagiscono con nervosismo

21 marzo 2025
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È "una deliberata provocazione" delle truppe ucraine, tuona Mosca. È un tentativo dell'esercito russo di "screditarci", replica Kiev. A pochi giorni dal nuovo round di colloqui in programma lunedì a Riad, Russia e Ucraina si accusano a vicenda di aver fatto saltare in aria un'importante stazione per il pompaggio del gas.

E quindi di aver colpito ancora un'infrastruttura energetica nonostante la disponibilità dichiarata da entrambe le parti a fermare i raid contro gli obiettivi di questo tipo. A essere colpita pare sia stata stavolta la centrale di Sudzha, che sorge nella regione russa di Kursk e fino a poco tempo fa svolgeva un ruolo cruciale nel trasporto del metano russo in Europa.

La struttura era ferma dal primo gennaio, cioè da quando Kiev ha interrotto il transito del gas russo verso l'Ue attraverso i suoi metanodotti e non si sa quanto tempo ci vorrà per ripararla. Un nuovo attacco all'energia che ha innervosito i mercati con le quotazioni del gas che ad Amsterdam hanno toccato un massimo di giornata a 45,49 euro.

Video di cui il New York Times afferma di aver verificato l'autenticità mostrano quella che pare la stazione di pompaggio divorata dalle fiamme. La centrale si trova in quella fetta di Russia occidentale di cui i soldati ucraini si erano impossessati nell'offensiva a sorpresa dello scorso agosto. Tra gli obiettivi di Kiev c'era quello di strappare a Mosca territori da usare come pedina di scambio per avere indietro almeno parte dei territori occupati dalle truppe russe che hanno invaso l'Ucraina.

Ma pare che nelle ultime settimane i soldati ucraini abbiano perso molto terreno e si stima che controllino ormai solo una piccola parte dei 1.300 kmq di cui si erano impadroniti sette mesi fa. E chi ci sia ora nella zona della stazione di Sudzha, che dista pochi passi dalla frontiera con l'Ucraina, non è per niente chiaro. E così, mentre il Cremlino accusa i soldati ucraini di aver distrutto la stazione del gas mentre si ritiravano da Sudzha, Kiev punta a sua volta il dito contro Mosca accusando i militari russi di aver bombardato la struttura a colpi d'artiglieria per incolpare l'Ucraina e "screditarla". In attesa di capire se lo stop ai raid sulle infrastrutture energetiche sarà in effetti attuato e se i colloqui di lunedì faranno fare qualche passo in questa direzione, Russia e Ucraina mostrano di non fidarsi l'una dell'altra.

Il Cremlino sostiene che l'ordine di Putin di non colpire le infrastrutture energetiche ucraine sia "in vigore". E che la vicenda dimostri "l'inaffidabilità" di Kiev. "È evidente quanto possiamo fidarci delle parole di Zelensky", ha detto con sarcasmo il portavoce di Putin. Prima era stato invece il presidente ucraino ad accusare Mosca di continuare a prendere di mira le infrastrutture energetiche ucraine denunciando che "nulla è cambiato" nonostante le dichiarazioni di Putin.

Mercoledì l'Ucraina ha accusato le forze russe di aver attaccato la sua rete elettrica ferroviaria, mentre Mosca ha accusato le forze ucraine di aver colpito un deposito di greggio in un raid di droni vicino Krasnodar: secondo le autorità russe, l'incendio non è stato ancora domato e oggi un'esplosione ha peggiorato la situazione ferendo due vigili del fuoco.

In questi anni di guerra, i soldati russi hanno messo in ginocchio la rete elettrica ucraina lasciando la gente al buio e al gelo in pieno inverno con raid considerati dall'Onu probabili violazioni del diritto internazionale umanitario. Le forze ucraine hanno invece colpito coi droni raffinerie e serbatoi di petrolio nel cuore della Russia. Resta ancora sul tavolo la proposta americana e ucraina di un cessate il fuoco "completo" di almeno 30 giorni. Ma intanto i bombardamenti non si fermano, e l'Ucraina accusa le truppe russe di aver ferito sei civili vicino Zaporizhzhia e tre ragazzini in un pesante raid su Odessa.