Provvedimento cautelare per oltre 3,5 milioni di euro. La società avrebbe nascosto al fisco le rette pagate per corsi di laurea non riconosciuti
È a una svolta l'inchiesta sull'università fantasma di Palermo italo-bosniaca Jean Monnet. I finanzieri del Comando provinciale hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d'urgenza, emesso dalla Procura e convalidato dal gip, per oltre 3,5 milioni di euro nei confronti della fondazione Zaklada Europa che gestiva l'attività di formazione del Dipartimento di Studi Europei Jean Monnet. La Zaklada, che ha anche una succursale a Lugano iscritta al registro di commercio, nonché (stando almeno a quanto appare sul web) una sede operativa della presunta "università" a Locarno, avrebbe nascosto al fisco le rette, che andavano dai 3'500 a 26'000 euro l'anno, pagate da oltre 800 iscritti residenti in tutta Italia per la frequenza di corsi di laurea e scuole di specializzazione (prevalentemente in campo sanitario) non riconosciuti dal Ministero per l'Università.
Le indagini hanno accertato che, pur essendo riconducibile a una fondazione di diritto croato, l'ente, a partire dal 2020, ha operato in Italia organizzando corsi di laurea in italiano con professionisti e docenti palermitani. La fondazione Zaklada Europa prometteva lauree in medicina, veterinaria e fisioterapia mai riconosciute. Sul tema, e in particolare sull'apertura dell'inchiesta, lo scorso 3 giugno era stata presentata anche un'interrogazione in Gran Consiglio a firma dei deputati del Partito comunista Massimiliano Ay e Lea Ferrari, preceduta da un'interpellanza del 30 ottobre 2020 a firma delle deputate Tamara Merlo e Maristella Patuzzi riguardo la liceità delle denominazioni dei corsi "di laurea" offerti dal suddetto istituto a Locarno.
Il fondatore, irreperibile da mesi, avrebbe coinvolto nella truffa anche i figli, indagati insieme a una donna membro del Consiglio di amministrazione della fondazione, legale rappresentante della succursale di Lugano, e alla presidente della fondazione. Le rette nascoste al fisco sono state percepite, negli anni, su conti correnti esteri gestiti attraverso società di comodo in Inghilterra, Svizzera e Bosnia ed Erzegovina, Paese, quest'ultimo, in cui ha sede l'università privata, priva di accreditamento nazionale, con cui il Dipartimento di Studi Europei sosteneva di avere una partnership.