medio oriente

Netanyahu tira dritto sull'Iran, si infiamma il Libano

Hezbollah colpisce in Galilea, Teheran evacua le basi in Siria

In sintesi:
  • Il primo ministro israeliano va avanti per la sua strada e prepara la risposta all'attacco
  • Le dichiarazioni che arrivano da Teheran non sono certo incoraggianti
Parata militare a Teheran alla presenza di Khamenei
(Keystone)
17 aprile 2024
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Benyamin Netanyahu va avanti per la sua strada e prepara la risposta all'attacco dell'Iran nonostante le forti pressioni internazionali contrarie, con gli Usa e il G7 che puntano sulla leva delle sanzioni contro Teheran. Ma nel frattempo si infiamma lo scontro con gli Hezbollah al confine nord di Israele, che oggi ha visto in Galilea 18 israeliani feriti: 4 civili e 14 soldati, di cui 6 gravi.

La diplomazia non basta

"Apprezzo tutti i tipi di suggerimenti e consigli ma voglio che sia chiaro: prenderemo le nostre decisioni e lo Stato di Israele farà tutto il necessario per difendersi", ha chiarito il primo ministro dopo aver incontrato il ministro degli Esteri britannico David Cameron e la collega tedesca Annalena Baerbock, arrivati a Gerusalemme per chiedere di evitare un'escalation nella regione.


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Manifestazione anti-Netanyahu in Australia

Cameron ha usato un argomento che da giorni molti analisti israeliani, e anche ministri, invocano nell'invitare Netanyahu alla prudenza. "Meglio essere intelligenti piuttosto che duri. La vera necessità - ha osservato il responsabile del Foreign Office - è tornare a concentrarsi su Hamas, sugli ostaggi, sull'arrivo degli aiuti, su una pausa nel conflitto a Gaza". Un ragionamento proposto anche dal ministro Arieh Deri del partito religioso Shas, che siede, come uditore, nel ristretto gabinetto di guerra israeliano. "Meglio non aprire più fronti" in questo momento, ha detto Deri, ricordando che "c'è una campagna non finita a Gaza e che lì ci sono ancora gli ostaggi". "Ho chiarito nei colloqui in Israele che il Medio Oriente non deve scivolare in una situazione che non ha una fine certa. Occorre la massima moderazione. Non è cedere ma evitare una guerra regionale", ha esortato anche la responsabile della diplomazia tedesca Baerbock. Ma l'altolà arrivato da Netanyahu fa intendere come la decisione sia ormai presa.

Gli ayatollah non cedono

Le dichiarazioni che arrivano da Teheran non sono certo incoraggianti. "L'attacco di rappresaglia dell'Iran contro Israele - ha avvertito il presidente iraniano Ebrahim Raisi - è stata un'azione limitata e punitiva contro il regime. Se i sionisti intraprenderanno qualsiasi azione contro i nostri interessi, la risposta dell'Iran sarà molto più dura". "Consigliamo ai nemici di non commettere alcun errore strategico, perché l'Iran è pronto a colpirli, soprattutto con i caccia Sukhoi-24, i bombardieri tattici supersonici russi", ha minacciato da parte sua il comandante delle forze aeree di Teheran Hamid Vahedi, paventando un duello aereo nei cieli del Medio Oriente fra i jet di epoca sovietica e i micidiali F35 e F16 israeliani.


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Volontari dell’esercito iraniano in parata

La variabile Hezbollah

Intanto è lo scontro tra Israele ed Hezbollah a non subire pause: in un attacco rivendicato dai miliziani sciiti, 14 soldati e 4 civili sono stati feriti in un "centro comunitario nella cittadina di frontiera di Arab al-Aramshe". Gli Hezbollah hanno sostenuto invece di aver colpito una base militare "con droni e missili teleguidati" in risposta all'uccisione ieri di tre miliziani da parte di Israele, tra cui un comandante di brigata. Attaccata anche una base di ricognizione aerea sul Monte Meron.

Lo Stato ebraico ha risposto centrando, secondo il portavoce militare, "le fonti da cui sono partiti i razzi" e poi "un complesso militare degli Hezbollah e infrastrutture del terrore a Naqura e Yarine, nel Libano del sud". E mentre il Qatar parla di "una fase difficile" e "in stallo" nelle trattative per una tregua a Gaza, il leader di Hamas Ismail Haniyeh è atteso nel fine settimana in Turchia dal presidente Erdogan, per il quale la fazione islamica "non è un'organizzazione terroristica". "È Netanyahu che trascina la regione in guerra per restare al potere", è stata l'accusa lanciata oggi da Ankara per bocca del ministro degli Esteri Hakan Fidan.


Keystone
Gli effetti di un attacco israeliano in Libano

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