L'ex campione di scacchi, che ha guidato l'opposizione insieme al dissidente scomparso e a Boris Nemtsov, accusa i concittadini di scarso coraggio
Alexei Navalny è stato ucciso da Vladimir Putin ma è anche colpa dei russi, che al momento giusto non hanno dimostrato lo stesso coraggio degli ucraini per la loro libertà, e dei leader occidentali, che parlano ma non agiscono e sulle cui mani ora "c'è altro sangue". È il duro atto d'accusa lanciato dalle colonne del Wall Street Journal da Garry Kasparov, l'ex campione mondiale di scacchi che ha guidato l'opposizione russa insieme a Navalny e Boris Nemtsov.
"Temo che i politici occidentali preferiscano che i dissidenti siano martiri. Possono lasciare fiori e dire belle parole mentre negoziano con l'assassino. Nessuno contesta tale ipocrisia. Navalny è stato prima di tutto e sempre un combattente e, a meno che non combattano, Biden, il tedesco Olaf Scholz e gli altri dovrebbero tenere il suo nome lontano dalle loro lingue biforcute", scrive l'ex leader dell'opposizione.