laR+ intervista a itaf reshef

‘Hamas? Terroristi perversi. Li dobbiamo eliminare’

Invitata a Lugano dall’Associazione Svizzera-Israele, l'ambasciatrice israeliana ha parlato di Netanyahu e delle accuse del Sudafrica alla Corte dell’Aja

In sintesi:
  • ‘Con i guerriglieri palestinesi non c’è modo di discutere’
  • ‘La Svizzera è un Paese amico, ma si ricordi del massacro del 7 ottobre’
Una delle tante manifestazioni per la liberazione degli ostaggi
(Keystone)
30 gennaio 2024
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Ambasciatrice, voi chiedete la liberazione degli ostaggi, ma al tempo stesso affermate che continuerete la guerra fino alla distruzione di Hamas. Mi pare contraddittorio: come potrebbero i dirigenti di Hamas accettare la liberazione degli ostaggi sapendo che comunque volete distruggere la loro organizzazione?

Pensiamo vi siano ancora 137 ostaggi di cui gran parte vivi. Oltre a quelli sequestrati il 7 ottobre ci sono 4 ostaggi catturati anni fa: questa è la prova che senza la nostra pressione militare a loro non interesserebbe liberare gli ostaggi. Quelli finora liberati sono stati rilasciati unicamente perché c’è stata una forte pressione militare. Hamas chiede il cessate il fuoco solo per riorganizzarsi, per continuare a colpire e a uccidere. Vero, c’è una contraddizione, ma è la conseguenza di una situazione creata proprio da Hamas. Sono dei terroristi perversi, tengono in ostaggio bimbi, anziani, malati, e non ci lasciano altra opzione che non sia quella di continuare con l’azione militare, dove comunque cerchiamo di limitare il più possibile il numero delle vittime civili.

Israele ha indubbiamente il diritto di difendersi, ma l’entità delle distruzioni e dei massacri, con oltre 25mila morti di cui molti bimbi, fa pensare più a una vendetta, a un rappresaglia senza limiti che a un’operazione volta a proteggere gli israeliani.

No, non si tratta né di vendetta né di rappresaglia. Di certo non è per questo che mettiamo in pericolo la vita dei nostri soldati, valorosi giovani uomini e donne. Noi combattiamo per cancellare una minaccia vitale per il nostro Paese: Hamas è un pericolo per la nostra esistenza. Per quanto riguarda il bilancio delle vittime civili palestinesi, sarei molto prudente nel prendere per buone le cifre fornite dal ministero della sanità di Hamas, anche se ovviamente ci sono morti e feriti, perché i terroristi usano i civili come scudi umani, si nascondono dietro donne e bambini. Si tratta chiaramente di un crimine di guerra. Noi cerchiamo comunque di fare tutto il possibile per limitare il numero di vittime civili.


Keystone
L’ambasciatrice Ifat Reshef

L’opinione pubblica internazionale, da Parigi a Londra, Berna o Roma, sembra in buona parte, stando alle numerose manifestazioni pro-palestinesi e rarissime pro-israeliane, non credere alle vostre argomentazioni.

Sì, ha ragione, e la cosa mi ferisce e mi delude. Si distorce quanto succede, la macchina propagandistica palestinese funziona a pieno ritmo e la gente ci casca. Spero solo che si aprano le menti e i cuori per finalmente capire la verità.

Però negando la soluzione dei due Stati, mi pare che Israele abbia non poca responsabilità nel generale degrado della situazione.

Israele è una democrazia dove si esprimono diverse opinioni. Certo, il 7 ottobre ha creato un trauma. Si immagini se fosse successa una tragedia analoga in Svizzera, con un massacro di tale entità. Come pensa che reagirebbero gli svizzeri? Qualsiasi considerazione si possa fare sulla soluzione dei due Stati, non ci può essere nessuna, dico nessuna, giustificazione alla carneficina del 7 ottobre. Non c’entra nulla con i due Stati: lei accetterebbe l’esistenza di un’organizzazione come Hamas che ha fatto cose, come bruciare bimbi nella culla, che neppure l’Isis ha mai osato fare? Loro mirano al genocidio degli ebrei.

A proposito di genocidio, il Sudafrica muove questa accusa proprio a voi israeliani.

Certo, ma cosa ci si può aspettare da chi è il miglior amico di Hamas? Dove sta la sua moralità? Quanto il Sudafrica ha fatto nei confronti di un Paese che sta cercando di difendersi è semplicemente vergognoso. Noi rispettiamo il diritto internazionale, rispettiamo la Corte Internazionale di Giustizia, e suggerirei al Sudafrica, se vuole aiutare i palestinesi, di smetterla di fare l’avocato di Hamas.


Keystone
Israele alla sbarra alla Corte dell’Aja

Ifat Reshef, mi pare però che anche Israele abbia qualche problema col diritto internazionale, ad esempio non riconoscendo alcune risoluzioni dell’Onu come la celebre 242, oppure lasciando confluire massicciamente i coloni in Cisgiordania.

No, direi che ci sono solo alcune persone che individualmente non rispettano la legge perché considerano che il governo non le protegga abbastanza e si fanno giustizia da soli. Ma vorrei ricordare che subiscono spesso attacchi in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr): violano la legge israeliana, vero, ma non quella internazionale. E centinaia di inchieste giudiziarie sono state aperte nei loro confronti. Il nostro è uno Stato di diritto e non permettiamo che i cittadini si facciano giustizia da soli.

Mi riferivo alla colonizzazione della Cisgiordania, illegale perché viola la quarta Convenzione di Ginevra, come afferma per esempio tra i tanti Amnesty International.

È un tema controverso, e secondo noi i coloni non violano il diritto internazionale. La nostra Corte Suprema di Giustizia ha riconosciuto la legalità di molte colonie, ma non di quelle costruite senza permesso. È un tema discusso con i palestinesi negli anni 90 e che sarebbe stato definito una volta raggiunto un accordo definitivo sullo statuto dei territori. Comunque tutto questo non giustifica in nessun modo il massacro del 7 ottobre e ricordo che avevamo abbandonato Gaza nel 2005: da quegli anni lì non ci sono più colonie. E cosa abbiamo ottenuto in cambio? Terrorismo, massicci attacchi con razzi. E questo dovrebbe spingerci a smantellare le colonie in Cisgiordania

Ambasciatrice, ma lei capisce la frustrazione dei due milioni di abitanti costretti a vivere in quella piccola striscia di terra, senza prospettive?

Quello che posso dire è che se queste persone soffrono e vivono nella miseria è perché hanno eletto Hamas. Guardi i tunnel che hanno costruito: profondi, grandi, spaziosi, lunghissimi. Un progetto perverso realizzato a suon di milioni di dollari che avrebbero potuto servire a migliorare le condizioni di vita della popolazione, a costruire scuole e ospedali. Hamas utilizza i soldi per attività terroristiche e lascia che della popolazione se ne occupi la comunità internazionale. Questo sistema deve finire, solo così i civili di Gaza potranno avere un futuro.

Avete fatto pressione su alcuni Paesi per far cessare i finanziamenti all’Unrwa, l’agenzia che sostiene la popolazione palestinese. In seguito alle rivelazioni che alcuni dipendenti dell’Unrwa avrebbero partecipato all’azione del 7 ottobre, diversi Paesi hanno sospeso i loro finanziamenti. Ad andarci di mezzo, di nuovo, i civili. Chi li aiuterà se non lo farà l’Unrwa?

Non è la pressione israeliana che ha portato diversi Paesi a interrompere gli aiuti. È un’inchiesta dell’intelligence che mostra l’inimmaginabile realtà: molti dipendenti, compresi docenti, che spiegavano ai ragazzi palestinesi come uccidere, massacrare, sequestrare ebrei.


Keystone
Un manifestante pro-Israele con una maglia contro Netanyahu

I presunti colpevoli, sarebbero però 12 su un totale di 13mila...

Non sappiamo, comunque anche se fossero 12 sarebbero 12 di troppo. Come lei dice giustamente l’Unrwa ha la sua utilità, ma la domanda è questa: fa più bene o più male, possiamo sostituirla e trovare di meglio? Perché per i rifugiati palestinesi c’è un’organizzazione ad hoc, mentre per gli altri rifugiati nel mondo c’è un’unica organizzazione, l’Hcr?

All’Onu, la Svizzera si è espressa per un cessate il fuoco umanitario. Non è proprio la posizione del governo Israeliano... è delusa?

Quanto penso non è diverso da quanto penso quando mi rivolgo a Paesi amici. Quando siedi al Consiglio di Sicurezza devi essere leale nei confronti della verità. Non della maggioranza. La Svizzera è un Paese amico e le dico: vota per un testo che approvi totalmente, non per uno che dimentica di citare il massacro di Hamas del 7 ottobre e non chiede la liberazione incondizionata degli ostaggi. Un cessate il fuoco prematuro non può che favorire Hamas. Sono certo che la Svizzera non vuole sostenere Hamas, che è totalmente con noi. Per questo dovrebbe tradurre in fatti questa sua posizione, quando si tratta di votare al Consiglio di Sicurezza o all’Assemblea Generale dell’Onu. Il consenso e il multilateralismo sono importanti, ma sono un mezzo non un fine. Il fine è la verità e il diritto internazionale: per questo Hamas deve essere denunciato in ogni testo sottoposto al voto.

Ambasciatrice, la posizione israeliana sulle prospettive di pace è oggi addirittura criticata dagli Stati Uniti, che spingono per i due Stati, mentre Benjamin Netanyahu si oppone.

Gli Stati Uniti hanno manifestato solidarietà e garantito sostegno e aiuti, e Israele è grato nei confronti del suo più forte e fidato alleato. Joe Biden è dalla nostra parte in questa guerra, e gli siamo riconoscenti. Certo, loro sono per i due Stati, ma è una prospettiva a cui non si può pensare nell’immediato. Prima bisogna sconfiggere Hamas. Per parlare di pace ci vuole un interlocutore credibile, e Hamas certamente non lo è. Quanto dice Netanyahu è in realtà che non si può in questo momento in cui infuria una guerra, pensare a una soluzione politica.

A me pare che l’intransigenza di Netanyahu crei comunque qualche problema a Washington e che Biden cominci a innervosirsi un po’...

Sono certa che l’amicizia tra Israele e gli Usa è forte e che continuerà, perché non si basa su individui o governi, ma sulla condivisione di valori fondamentali. Non significa che non si possa a volte avere dei disaccordi. Biden si riferisce a una visone per il futuro, noi invece siamo nel bel mezzo di una guerra. Se ci sono divergenze, faremo il possibile per superarle. È una questione di prospettiva: noi stiamo combattendo, Biden pensa già a costruire una soluzione politica.

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