medio oriente

Iran: un’altra studentessa uccisa da agenti di sicurezza

Anahita Amiripour aveva 20 anni. Gravemente ferito il ragazzo che era in auto con lei. Dubbi sui motivi del gesto, forse legato al velo

La protesta di una donna per la situazione in Iran
(Keystone)
22 gennaio 2024
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Anahita Amiripour aveva vent'anni e tutta la vita davanti. Studiava Educazione fisica all'Università Azad a Borujerd, una cittadina nel centro dell'Iran, quando una sera i suoi sogni sono stati spazzati via dal fuoco dei temutissimi agenti della sicurezza. Il dramma si consuma in poche ore poco dopo il tramonto. Anahita è in auto con un altro studente, M. Jalayi-far, quando un gruppo di agenti in borghese si avvicina alla loro vettura e intima loro di fermarsi. I due impauriti tentano la fuga, ma non sanno ancora che non hanno via d'uscita. I proiettili li raggiungono. Per la ragazza non c’è nulla da fare. Condotta in ospedale esala l'ultimo respiro. Altro destino per l'amico: gravemente ferito è ricoverato e lotta per la sua vita.

L'immagine diffusa dall'Organizzazione curda Hengaw per i Diritti Umani – che ha reso noto quanto accaduto venerdì scorso –, la ritrae sorridente e con i capelli che le incorniciano il volto. "Non è chiaro il motivo per cui gli agenti abbiano cercato di fermare l'auto, anche se alcuni ipotizzano che il tutto potrebbe essere legato all'applicazione dell'hijab", il velo obbligatorio, precisa il sito dell'opposizione che ha sede nel Regno Unito. Ed ecco che il copione si ripete. I protagonisti sono sempre gli stessi: studenti, agenti e sangue.

Il caso Mahsa Amini

Torna alla memoria quel tragico giorno di settembre del 2022 quando una giovane curdo-iraniana di 22 anni di nome Mahsa Amini finisce sotto la scure del regime di Teheran per non aver indossato in modo corretto il velo. Questa volta anche la famiglia di Anahita è stata minacciata. I parenti – affermano gli attivisti –, vengono ‘avvisati’ di non denunciare l'omicidio. Secondo fonti di Hengaw, le agenzie di sicurezza iraniane oltre alle pressioni sulla famiglia e sugli amici della ventenne uccisa, avrebbero anche minacciato due medici dell'ospedale Chamran di Borujerd, dove sono stati portati i due studenti.

Le forze dell'intelligence sostengono che si sia trattato di un "incidente", e il governatore della regione Moslem Moradi si limita a sostenere che tutta la vicenda sia collegata ad una strage di stampo terroristico avvenuta a Kerman, e rivendicata dall'ex Stato islamico, nemico giurato della Repubblica islamica sciita. La strategia degli agenti – scrive Iran International – punterebbe a riformulare l'omicidio intenzionale come parte di un caso di sicurezza. Ma questa versione non convince l'Ong che resta convinta del fatto che gli agenti abbiano invece preso di mira deliberatamente gli studenti, come oramai accade quasi quotidianamente dal martirio di Mahsa.

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