Estero

Tre ostaggi di Hamas uccisi da Israele, ‘un tragico errore’

L’esercito si assume la piena responsabilità. Recuperati i corpi di altri tre rapiti. Raid anche sulla città di Rafah

Secondo le stime dei media sono meno di 130 gli ostaggi rimasti in prigionia
(Keystone)
15 dicembre 2023
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Tel Aviv – Un dramma nel dramma per Israele. I soldati dello Stato ebraico hanno ucciso "per un tragico errore" tre ostaggi durante i combattimenti a Shujaia, nella Striscia di Gaza. Ostaggi, ha spiegato il portavoce Daniel Hagari in un difficile incontro con la stampa, che probabilmente si erano o liberati o erano rimasti incustoditi.

Il sospetto sulla vera identità degli uccisi è arrivato quasi subito: i corpi sono stati portati in Israele e lì identificati. I nomi di due delle vittime sono Yotam Haim (rapito a Kfar Aza il 7 ottobre) e Samer Talalka (rapito lo stesso giorno a Nir Am), mentre per il terzo ucciso la famiglia ha impedito la pubblicazione del nome. L'esercito "si assume in pieno la responsabilità", ha continuato Hagari, aggiungendo che la tragedia si è consumata "durante duri scontri" in cui i soldati hanno combattuto contro "molti terroristi", tra cui alcuni "suicidi che sembravano disarmati". Secondo la tv pubblica Kan inoltre, è possibile che dopo 70 giorni di prigionia i tre indossassero capi di abbigliamento tipici dei palestinesi.

L'annuncio dell'Idf - che ha scosso e incupito il Paese all'inizio di shabbat - è arrivato a poche ore di distanza dalla notizia del recupero dei corpi di altri tre ostaggi morti a Gaza in cattività. Sono dunque 6 in tutto i rapiti la cui morte è stata resa nota oggi. I corpi dei tre israeliani recuperati sono di un civile e di due soldati, anche loro ostaggi dal 7 ottobre scorso. Il primo si chiamava Elya Toledano, un franco-israeliano di 28 anni catturato dai miliziani al festival musicale di Reim insieme con la fidanzata Mia Schem, liberata il mese scorso nell'ambito della tregua e dello scambio di ostaggi e detenuti palestinesi. Gli altri due sono Nik Beizer e Ron Sherman (anche con cittadinanza argentina) entrambi di 19 anni e di stanza in una base a ridosso della Striscia assaltata da Hamas.

Secondo le stime dei media ad ora sono meno di 130 gli ostaggi rimasti in prigionia. Sul campo intanto la guerra si sta spostando sempre più a sud: l'esercito ha detto di aver attaccato obiettivi di Hamas a Rafah, al confine tra Gaza e l'Egitto. Nei raid - secondo l'Idf - sono stati centrati postazioni militari, magazzini di armi, sale operative di comando e torrette di avvistamento della fazione islamica. Tutte installazioni funzionali alle operazioni di contrabbando verso la Striscia di mezzi di combattimento e alla sottrazione di aiuti umanitari. Ma secondo alcune indiscrezioni c‘è anche un altro motivo: impedire al leader di Hamas Yahya Sinwar di fuggire da Gaza verso il Sinai egiziano, visto che quella zona lungo la frontiera - chiamata ’Asse Filadelfia'- è densa di tunnel scavati dai miliziani. Fatto sta che gli attacchi hanno generato il panico tra gli sfollati dell'area che si sono addensati ancor di più nel centro di Rafah sperando di mettersi al sicuro.

Diplomazia al lavoro

Alla situazione umanitaria dovrebbe dare sollievo l'annuncio di Israele della riapertura del valico di Kerem Shalom con la Striscia che si aggiungerà così a quello di Rafah. Mentre il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, dopo aver visto la leadership israeliana è andato a Ramallah dal presidente Abu Mazen con l'obiettivo di rinvigorire l'Autorità nazionale palestinese che, a giudizio dell'amministrazione Biden, resta decisiva per il futuro di Gaza. A lui Abu Mazen ha ribadito che "occorre fermare l'aggressione israeliana contro il popolo palestinese attraverso un cessate il fuoco immediato". Poi gli ha sottolineato la necessità di una "conferenza internazionale di pace" e della nascita dello stato di Palestina "in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza".

Hamas ha invece rivendicato un nuovo lancio di razzi verso Gerusalemme e il centro di Israele, mentre la Mezzaluna Rossa ha denunciato l'uccisione di 10 persone e il ferimento di altre 15 in un bombardamento israeliano a Deir al-Balah, nel centro di Gaza. Al confine nord di Israele, la tensione con gli Hezbollah libanesi è costante: anche oggi ci sono stati attacchi da entrambe le parti. L'esercito israeliano ha lanciato volantini scritti in arabo nel sud del Libano denunciando ai civili le operazioni degli Hezbollah.

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