medio oriente

Israele va avanti ‘anche senza il sostegno del mondo’

Abu Mazen: ‘Sono tutti con noi’. Mosca si schiera con i palestinesi. La pressione internazionale su Washington raggiunge livelli difficili da ignorare

Soldati israeliani nel fango
(Keystone)
13 dicembre 2023
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Israele tira dritto: continuerà la guerra contro Hamas anche senza il sostegno del mondo e "nonostante le pressioni internazionali". Il giorno dopo le forti critiche avanzate dal presidente Joe Biden al governo di Benyamin Netanyahu sul conflitto, il premier ha risposto che Israele "proseguirà il conflitto. "Andremo fino in fondo, non c'è dubbio. Lo affermo nonostante il dolore enorme, ma anche - ha detto in visita da una base militare nel sud di Israele - nonostante le pressioni internazionali. Niente ci fermerà, andremo fino in fondo, finché non saremo vittoriosi, e niente di meno".

Ma la pressione internazionale su Israele - e di conseguenza nei confronti di Washington - è in costante aumento, come ha testimoniato la votazione a larga maggioranza dell'Assemblea generale al Palazzo di Vetro per un immediato cessate nella Striscia. Tanto da far dire alla presidenza di Abu Mazen che "il mondo è in grande maggioranza dalla parte del popolo palestinese e della sua giusta causa". "Il mondo - ha aggiunto il portavoce della presidenza Nabil Abu Rudeinah -conferma il suo rifiuto dell'aggressione israeliana contro il nostro popolo, del suo allontanamento dalle sue terre e della creazione di una nuova Nakba".


Keystone
La morte e Netanyahu

L’appoggio di Putin

A fianco dei palestinesi è scesa la Russia che ha annunciato di voler chiedere all'Onu di convocare una Conferenza internazionale" per risolvere la questione palestinese, con la partecipazione dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, della Lega Araba, dell'Organizzazione della conferenza islamica e del Consiglio di cooperazione del Golfo. "Mi aspetto - ha sottolineato il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov - che il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres sia in grado di prendere un'iniziativa del genere". Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha intanto ammonito che qualsiasi accordo a Gaza senza Hamas stessa "è un'illusione".

Arriva Sullivan

Non sembra proprio un caso che in Israele arrivi giovedì il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa Mike Sullivan che incontrerà subito Netanyahu. Nonostante fosse già programmata prima degli ultimi sviluppi, la visita di un alto esponente dell'amministrazione Biden ha assunto ora una altro significato. Secondo alcune fonti citate dai media, Israele teme che Sullivan presenti a Israele una scadenza di poche settimane per finire la guerra e, in ogni caso, un cambio di passo nella strategia dei raid sulla Striscia. Non è un mistero che gli Usa vogliano restringere l'azione militare israeliana ad attacchi sempre più mirati.


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Bombe su Jenin

La visita di Sullivan sarà doppiata lunedì 18 dicembre da quella del ministro della difesa Usa Lloyd Austin anche lui - secondo indiscrezioni - latore dello stesso messaggio da parte della Casa Bianca. Israele, tuttavia, resta saldo sulla strategia per sconfiggere Hamas e riportare a casa, grazie alla spinta militare, i 137 ostaggi ancora a Gaza. Anche se le famiglie di questi hanno protestato a lungo davanti la sede del governo di Netanyahu a Gerusalemme chiedendo subito un accordo "per il loro rilascio immediato". Secondo fonti citate da Haaretz, però, allo stato attuale "non ci sono negoziati in corso per un accordo", comprensivo di cessate il fuoco e scambio di ostaggi.

In Palestina 18’608 vittime

Mentre il bilancio dei morti secondo il ministero della sanità di Hamas - che non distingue tra civili e miliziani - è arrivato a 18’608, sul campo i combattimenti più intensi si sono avuti a Shujaia nel centro di Gaza dove in un'imboscata sono morti 10 soldati israeliani. Stessa battaglia intensa è avvenuta a Khan Yunis nel sud di Gaza dove - secondo l'esercito - miliziani di Hamas hanno sparato da una scuola sui militari. Intanto video diffusi sul comportamento di alcuni soldati israeliani a Gaza hanno suscitato imbarazzo nell'esercito che ha parlato di "grave indisciplina" e ha avviato una indagine per punire i responsabili. Al tempo stesso, secondo il portavoce militare, Hamas ha lanciato dalle zone umanitarie istituite ad ottobre scorso ben 116 razzi verso Israele, di questi 38 sono ricaduti nella stessa Striscia.

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