Estero

Rifiuta il velo, negato l’ospedale alla Nobel Narges Mohammadi

L’attivista iraniana non ha potuto essere trasferita dal carcere. ‘La sua salute è a rischio’, afferma la famiglia.

Narges Mohammadi in una fotografia del 2021
(Keystone)
2 novembre 2023
|

Istanbul – Narges Mohammadi, l'attivista iraniana che ha vinto il Nobel per la pace il 6 ottobre, non ha potuto essere trasferita dal carcere in ospedale perché si è rifiutata di indossare il velo. Le autorità di Evin, la famigerata prigione dei dissidenti politici a nord di Teheran, continuano ad impedire a Mohammadi di ricevere le cure urgenti di cui ha bisogno per problemi cardiaci e polmonari e la sua salute ora è a rischio, ha denunciato la famiglia dell'attivista mentre alcune prigioniere hanno organizzato un sit-in di protesta nel cortile del carcere per cercare di attirare l'attenzione internazionale sulla situazione.

Alcuni medici lunedì si sono dovuti recare nella sua cella per poterle fare un ecocardiogramma dopo che "la prigione ha persino rifiutato di portare Narges nell'infermeria del carcere" a causa del suo rifiuto di indossare il velo, hanno spiegato i familiari, aggiungendo che l'attivista "è pronta a rischiare la sua stessa vita pur di non indossare l'hijab obbligatorio, persino per un trattamento medico".

‘Mezzo di controllo e repressione’

La donna nei giorni scorsi ha duramente criticato l'uso obbligatorio del velo, definendolo "il mezzo di controllo e repressione" da cui dipende la sopravvivenza della Repubblica islamica.

Mohammadi, 51 anni, ha vinto il 6 ottobre scorso il Nobel "per la sua battaglia contro l'oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti". Arrestata numerose volte, la prima nel 1998, soprattutto a causa del suo attivismo contro la pena di morte, era già stata insignita di altri prestigiosi premi per i diritti umani a partire dal 2009. L'ultimo arresto risale al 2021, dopo la condanna a due anni e mezzo di carcere e 80 frustrate per varie accuse, tra cui "propaganda contro il sistema".

Anche dalla prigione

L'attivista ha portato avanti le sue battaglie politiche anche dalla prigione, come durante le proteste anti governative in corso in tutto il Paese dalla fine del 2022 in seguito alla morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso la vita dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto.

Durante le dimostrazioni, Mohammadi ha denunciato dal carcere gli abusi subiti a Evin da alcune delle manifestanti arrestate, mentre solo pochi giorni fa ha espresso dure critiche per la morte di Armita Garavand, la 17enne picchiata sulla metropolitana della capitale iraniana anche lei perché non portava il velo. Domenica la ragazza è stata dichiarata morta dopo un mese in coma.

Oggi, con una lettera dal carcere, l'attivista ha commentato la guerra in corso tra Israele e Hamas e ha chiesto a gran voce un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e la fine delle ostilità. "Gli attacchi ai senzatetto, l'uccisione dei bambini, di donne e civili, le persone prese in ostaggio, il bombardamento di ospedali e scuole e i razzi nelle aree residenziali hanno sconvolto il mondo e il mio cuore soffre", si legge nel messaggio.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE