la guerra in ucraina

Nuovo sbarco in Crimea delle truppe di Kiev

Biden parlerà degli aiuti. Zelensky: ‘Il sostegno continuerà’. Raid con i droni sul suolo russo

Gli attacchi su Sebastopoli dall’alto
(Keystone)
4 ottobre 2023
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L'Ucraina alza il tiro della sua controffensiva, passando da attacchi isolati a un massiccio raid sul suolo russo: decine di droni ucraini hanno attaccato nella notte Belgorod, Bryansk e Kursk, secondo il ministero della Difesa di Mosca che sostiene di aver abbattuto 31 Uav in quello che ha chiamato un "attacco terroristico". Non ci sono state vittime, ma danni a edifici e - rivendicano i servizi ucraini - a un costosissimo sistema di difesa aerea S-400 Triumph distrutto a Belgorod. Secondo il governatore di Bryansk, Alexander Bogomaz, gli ucraini avrebbero inoltre attaccato 50 abitazioni ed edifici con munizioni a grappolo, armi bandite da decine di Paesi per le loro devastanti conseguenze sui civili ma in uso da tempo nel conflitto ucraino.

La battaglia sul campo

Sul terreno è la Crimea a confermarsi teatro di scontro, a detta delle forze ucraine: secondo l'intelligence della Difesa Gur, gli uomini delle forze speciali Stuhna e Bratstvo sono sbarcati sul territorio della penisola occupata, scatenando una battaglia che ha visto "molti morti e feriti tra gli invasori", ma anche "perdite tra i difensori ucraini", ha riferito il portavoce degli 007 Andriy Yusov. L'incursione toccata-e-fuga, utile a girare il video di una bandiera ucraina che sventola sulla penisola, è stata però smentita da Mosca, secondo cui lo sbarco notturno sulla Crimea è stato sventato: "Le azioni degli aerei delle forze russe hanno fermato il tentativo di penetrazione da parte di un gruppo da sbarco delle forze armate ucraine, che si stava dirigendo in direzione di Capo Tarkhankut con un'imbarcazione militare e tre moto d'acqua", è la ricostruzione del ministero della Difesa russo.


Keystone
Un’esplosione nei dintorni di Sebastopoli

Sostegno più tiepido

Non ci sono conferme indipendenti su quanto avvenuto nella notte, ma è chiaro che le forze di Kiev spingono per portare a casa risultati utili a dare vigore alle loro richieste di sostegno occidentale. Sostegno che negli ultimi giorni sembra essere meno granitico dei mesi scorsi, dopo che i fondi americani per Kiev sono stati depennati dalla legge che ha evitato lo shutdown Usa. Il presidente Joe Biden si è detto preoccupato dalla possibilità che le battaglie interne al partito repubblicano possano creare problemi agli aiuti per la guerra, annunciando un importante discorso sull'Ucraina a breve.

Washington ha intanto consegnato a Kiev 1,1 milioni di munizioni iraniane che erano destinate ai ribelli Houthi in Yemen ma che gli Usa hanno sequestrato. Così, dopo aver visitato le truppe nel Kharkiv, il presidente ucraino Zelensky è tornato a sottolineare quanto sia "importante che i nostri alleati non siano stanchi e siano motivati come noi". Il leader ucraino ha quindi lanciato l'ennesimo allarme per le scarse forniture di armi del suo esercito: "La nostra controffensiva va avanti", ma "mancano proiettili e l'antiaerea. L'inverno è un'altra sfida per la nostra popolazione e per i militari ucraini. Dobbiamo attraversarlo senza perdere l'iniziativa sul campo di battaglia". Per farlo, ha insistito, l'Ucraina sta "facendo di tutto per dotarsi di più sistemi di difesa aerea prima dell'inverno. E ora ci aspettiamo determinate decisioni dai nostri partner".

Dialogo inesistente

Nessuna apertura al dialogo con Mosca nelle parole del presidente, che rinnova l'invito al Papa ad andare a Kiev ma evocando solo la necessità di riportare a casa i bambini ucraini deportati. Non ci si può fidare di un uomo come Vladimir Putin, secondo Zelensky. "La Russia non è interessata alla via diplomatica. Ci sono stati colloqui del Vaticano, anche la Turchia ci ha provato ma il risultato è sempre lo stesso: nessuno è riuscito. Non perché i leader non siano forti ma perché la fine della guerra è contraria ai desideri di Putin", è la convinzione del presidente. "Putin ha deciso di andare avanti, bloccherà qualsiasi accordo, basta guardare l'accordo sul grano". Così, tutto si gioca ancora su armi e terreno, alle porte del giorno 600 della guerra.

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