nordafrica

Video mostra migrante morta in un centro detentivo libico

Una donna nuda a terra in una stanza gremita ad Abu Salim

Donne migranti in Libia
(Keystone)
29 agosto 2023
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Centinaia di persone sono ammassate una accanto all'altra, alcune si trovano su materassi di fortuna. A un certo punto una voce urla chiedendo aiuto e si riferisce a quel luogo come a una "prigione". Non è la parte più straziante del video ottenuto dal Guardian e girato all'interno del centro di detenzione libico Abu Salim, a Tripoli: una donna malnutrita sembra giacere senza vita a terra, nuda, con gli occhi aperti.

Nel filmato rilasciato dal media britannico questa parte è oscurata per la sua brutalità, si sente solo la voce di una donna nigeriana parlare: "Questa donna è morta, è morta stamattina". Probabilmente veniva dalla Somalia, uno dei tanti Paesi da cui ogni giorno parte chi vuole raggiungere l'Europa. Un'epopea che spesso si interrompe nel Paese nordafricano alle porte del Mediterraneo, dove i migranti vengono trattenuti in centri di detenzione per mesi, a volte anni, subendo torture fisiche e psicologiche. Questi posti sono gestiti dal Direttorato per la lotta alla migrazione illegale (Dcim) e sono supervisionati dal ministero degli Interni e da altre milizie.

Le cifre di Amnesty

Secondo Amnesty International, al 27 novembre 2022 il Dcim continuava a detenere almeno 4'001 migranti e rifugiati. Spesso la fine è quella della donna nel video diffuso dal Guardian, che risalirebbe a circa due settimane fa. La vittima sarebbe morta a causa della tubercolosi, una malattia che colpisce molte delle persone recluse e si diffonde facilmente in ambienti simili. Medici senza frontiere, che ha confermato l'autenticità del video, ha annunciato pochi giorni fa la fine delle attività mediche a Tripoli dove forniva assistenza sanitaria a migranti, richiedenti asilo e rifugiati detenuti nei centri di detenzione, mentre dalla fine del 2023 interromperà il sostegno al Programma nazionale sulla tubercolosi e all'ospedale Abu-Setta per le malattie respiratorie.


Keystone
Protesta di migranti in Libia

Nel report pubblicato da Amnesty International che fotografava la situazione del 2022, si parla di rifugiati e migranti sottoposti "a diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani e ad abusi per mano di funzionari statali, milizie e gruppi armati". Almeno 19.308 di loro, denuncia ancora l'Ong, sono stati intercettati e rimpatriati con la forza in Libia. Detenzioni arbitrarie, stupri e altre forme di tortura, riduzione in schiavitù, anche sessuale, sono all'ordine del giorno, così come le esecuzioni extragiudiziali e le sparizioni forzate. Nel 2021 Msf raccontava dell'utilizzo di armi semiautomatiche sui prigionieri.

Ora la Tunisia è il nuovo hub

La Libia è ora stata scavalcata dalla Tunisia come principale hub di partenza, ma la condizione dei migranti non è certo migliorata. L'accordo tra l'Unione europea e il presidente tunisino Kais Saied ha previsto un finanziamento al Paese di 105 milioni per il contrasto ai trafficanti, l'attività Sar e la gestione delle frontiere Sud. Ma sembra che al momento il trend non sia migliorato. Stando a una rielaborazione dell'Istituto per gli studi di politica internazionale dei dati del ministero dell'Interno, nelle sei settimane precedenti al memorandum gli sbarchi dalla Tunisia verso le cose italiane erano stati 17'596, mentre nelle sei successive sono stati 29.676, con un aumento del 69%. Ad oggi i migranti arrivati nel 2023 in Italia sono 113'791 a fronte dei 56.458 sbarcati nello stesso periodo dell'anno scorso. Di questi, 10'727 sono minori non accompagnati, un dato che nel corso dell'intero 2022 si era fermato a 14'044.

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