Intesa coi catalani al Congresso: la socialista Armengol eletta presidente coi voti di Puigdemont. Ma i negoziati si prospettano ostici
Roma – Il primo gol della nuova legislatura spagnola è dei socialisti di Pedro Sánchez. Che dopo una lunga vigilia di molte voci e pochissime certezze sono riusciti a strappare l'elezione della terza carica dello Stato, quella della presidenza del Congresso dei deputati, grazie al sostegno di una maggioranza variegata. La nuova numero uno dell'istituzione centrale della politica iberica è Francina Armengol, ex governatrice delle Isole Baleari: una figura ben vista dalle formazioni indipendentiste con cui il leader socialista dovrà per forza scendere a patti per confermarsi alla Moncloa, anche, ma non solo, per il fatto di essere catalanofona.
L'elezione della presidenza del Congresso, prevista nel giorno di insediamento delle Cortes Generales spagnole, era considerata come il primo vero banco di prova per Sánchez in vista di negoziati politici sul governo, che si preannunciano ostici. Per evitare il ritorno alle urne dopo il risultato per tutti insufficiente del voto generale di luglio, l'unica alternativa appare essere quella di un nuovo esecutivo di centrosinistra in minoranza: per farlo il premier avrà quindi bisogno del "sì" espresso dai deputati di Junts per Catalunya, formazione dell'ex leader secessionista catalano Carles Puigdemont. Proprio come accaduto per permettere ai socialisti di conquistare la presidenza della Camera.
Fino all'ultimo minuto, nessuna delle parti in causa aveva dato per scontata l'elezione di Armengol, proposta dal Psoe proprio come gesto favorevole ai partiti nazionalisti, autonomisti e indipendentisti presenti nel Parlamento spagnolo. Junts aveva evitato di rendere pubblica la sua posizione fino al momento della votazione al Congresso, creando massima suspense con la propria leadership riunita in segreto per tutta la prima parte della mattinata. Con i deputati già seduti ai loro banchi, la situazione è risultata chiara: il Psoe e Junts avevano un patto. Armengol è stata così eletta alla prima votazione con 178 voti a favore su 350 totali.
In cambio dei propri voti, Junts ha ottenuto alcune promesse: in particolare, quella di far partire il procedimento per far dichiarare il catalano come lingua ufficiale dell'Unione europea, quella di permetterne l'uso nel Congresso "in piena normalità", quella di creare una commissione d'inchiesta sugli attentati del 17 agosto 2017 sulle Ramblas di Barcellona e quella di indagare sul presunto uso del software di spionaggio Pegasus da parte dello Stato per sorvegliare leader politici. "Ma questo negoziato è per la presidenza del Congresso. Quello dell'investitura del governo è esattamente allo stesso punto in cui si trovava il giorno dopo le elezioni", ha però messo subito in chiaro Puigdemont in un tweet.
Al Partito Popolare di Alberto Núñez Feijóo, dettosi convinto alla vigilia di poter ottenere il controllo della presidenza del Congresso, va invece la presidenza del Senato. Ma si tratta di una magra consolazione, visto che questa camera riveste un ruolo molto meno rilevante dal punto di vista politico nel sistema bicamerale imperfetto spagnolo. La carica è stata assegnata all'esponente popolare Pedro Rollán, eletto con maggioranza assoluta. Al Congresso, invece, la candidata proposta dal Pp, Cuca Gamarra, segretaria generale del partito, ha ottenuto il sostegno dei soli deputati del proprio gruppo e dei due di Coalición Canariae Unión del Pueblo Navarro, due formazioni locali. Gli ultraconservatori di Vox, infine, hanno deciso di appoggiare un proprio candidato.