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La Terra cambia, nuovi habitat rimpiazzano i ghiacciai

La trasformazione entro il 2100, sono ambienti da tutelare. In Svizzera lo scioglimento non è così grave come nel 2021, ma è pur sempre marcato

Requiem per un (altro) ghiacciaio
(Keystone)
16 agosto 2023
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Roma – La Terra così come la conosciamo sta cambiando a un ritmo sempre più veloce: entro il 2100 la metà delle terre ora coperte da ghiacciai, escludendo Antartide e Groenlandia, potrebbero essere rimpiazzate da nuovi ecosistemi. Una trasformazione che interesserà un'area di dimensioni comprese tra quelle del Nepal e quelle della Finlandia. Lo afferma lo studio pubblicato sulla rivista Nature e guidato dal Conservatorio delle Aree Naturali dell'Alta Savoia di Annecy, in Francia.

Il risultato indica l'importanza, oltre che di diminuire il più possibile le dannose emissioni di gas serra, di proteggere e preservare questi nuovi ambienti: potranno, infatti, dare rifugio a tante specie adattate a vivere in climi freddi e ora in pericolo a causa dei cambiamenti climatici provocati dalle attività umane. Scioglimento e ritiro dei ghiacciai sono una delle ben note conseguenze dell'attuale crisi climatica, ma finora sono stati pochi gli studi che hanno analizzato il rapido avvicendamento di ambienti diversi che sta avvenendo su scala globale.

Cruciale la riduzione delle emissioni

Per colmare questa lacuna, i ricercatori guidati da Jean-Baptiste Bosson hanno messo a punto un modello matematico che simula l'evoluzione globale dei 650mila chilometri quadrati di ghiacciai attualmente presenti sul nostro pianeta (senza contare quelli di Antartide e Groenlandia) e che cerca di capire quale sarà il loro destino entro la fine del secolo. Il modello, inoltre, può anche prevedere le caratteristiche degli ecosistemi emergenti che stanno nascendo o che nasceranno nelle zone lasciate libere dai ghiacci.

Secondo i dati ottenuti, il ritiro dei ghiacciai avverrà a un ritmo simile per tutti fino al 2040, indipendentemente dalla quantità di emissioni di gas serra, ma da lì in poi le strade prese potranno essere molto diverse: se le emissioni inquinanti aumenteranno fino a triplicare entro il 2075, saranno a rischio scomparsa la metà circa dei ghiacciai; invece, se entro il 2050 riusciremo ad azzerare le emissioni, le perdite sarebbero più ridotte, interessando solo il 22% delle aree coperte dai ghiacci.

Nuovo campo di ricerca

I nuovi habitat che prenderanno il posto di quelli attuali saranno per il 78% di tipo terrestre, ad esempio foreste e praterie, per il 14% di tipo marino, caratterizzati quindi dalla presenza di acqua salmastra, e per l'8% di acqua dolce, come fiumi, torrenti e laghi.

Secondo gli autori dello studio, la comprensione di questi ecosistemi post-glaciali costituisce un nuovo obiettivo per i ricercatori che lavorano in questo campo, che va ad affiancarsi ai continui sforzi per mitigare il declino dei ghiacciai già in corso. I ricercatori evidenziano, infatti, che questi ambienti, ancora poco riconosciuti e quantificati, giocheranno un ruolo fondamentale quando il clima cambierà ulteriormente, contrastando almeno in parte la perdita di biodiversità e il problema della scarsità di acqua dolce. Pertanto, assicurare il futuro di questi nuovi habitat e delle specie animali e vegetali che li colonizzeranno sta diventando altrettanto importante, dal momento che meno della metà dei ghiacciai si trova in aree protette.

Altro anno funesto in Svizzera

Quest'anno i ghiacciai in Svizzera non godono di buona salute, ma lo scioglimento, seppur continui a manifestarsi, non è così marcato come nel 2022, anno da record negativo. Lo ha scritto oggi su X (già Twitter) il glaciologo Matthias Huss.

Ciononostante "siamo ancora in tempo per fare diventare il 2023 il secondo anno peggiore mai registrato", ha scritto Huss. "Nonostante un periodo piuttosto fresco nelle ultime settimane, tutti i ghiacciai sono ben al di sotto della media degli ultimi dieci anni. E si sta verificando una nuova ondata di calore". Egli ha poi ribadito che l'anno in corso "non è buono" per i ghiacciai sul territorio elvetico.

L'anno scorso, questi ultimi avevano battuto tutti i precedenti record di scioglimento a causa di un inverno secco e di un'ondata di calore in estate. Tre chilometri cubi di ghiaccio sono evaporati, pari al 6% del volume totale dei ghiacciai svizzeri.