La gauche contro la legge Hollande sul grilletto facile dopo la tragica morte di Nahel a Nanterre
"No alla licenza di uccidere per gli agenti di polizia": dopo la tragica morte di Nahel a Nanterre, la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon invoca l'abrogazione della contestata legge introdotta nel 2017 al termine del quinquennato del presidente socialista Francois Hollande, che secondo diversi rappresentanti della gauche nonché esperti di sicurezza sarebbe all'origine dell'impennata di uccisioni da parte delle forze dell'ordine. In particolare, la deputata Mathilde Panot ha annunciato una proposta legislativa per abrogare "l'articolo 435-1 della legge Cazeneuve" del 2017 che - sono le sue parole - attribuisce "licenza di uccidere" agli agenti. "Dal 2017, gli spari letali contro veicoli in movimento si sono moltiplicati per cinque. Questi omicidi devono cessare", ha avvertito su Twitter la deputata della gauche, aggiungendo l'hashtag #JusticePourNahel, giustizia per Nahel.
Adottata nel 2017 dall'allora premier Bernard Cazeneuve, la legge al centro delle critiche modificò le regole sull'uso delle armi da parte dei poliziotti, allineandole a quelle già in vigore per i gendarmi. In precedenza gli agenti di polizia erano sottoposti al codice penale e dovevano dimostrare la legittima difesa, come qualsiasi altro cittadino. Dal 2017 possono invece aprire il fuoco contro un veicolo "i cui occupanti potrebbero arrecare, fuggendo, rischi alla loro vita o alla loro integrità fisica o quella altrui", recita il controverso articolo L. 435-1 del codice di sicurezza interna.
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La manifestazione per il ragazzo ucciso
Il testo che la gauche vuole abrogare precisa che l'uso delle armi viene autorizzato solo in caso "di assoluta necessità e in modo strettamente proporzionato" e prevede una lista di situazioni in cui poliziotti e gendarmi possono usare le armi di servizio. Ma permette, più in generale, agli agenti di aprire il fuoco in casi di rifiuto di ottemperare a un ordine o per legittima difesa. "La legge sulla licenza di uccidere va abrogata", ha tuonato il leader di Lfi, Jean-Luc Mélenchon.
Ma le critiche arrivano anche da esperti di polizia e sicurezza. Come il ricercatore del Cnrs, Sebastian Roché. Intervistato dal quotidiano svizzero Le Temps, Roché ritiene che la legge in questione sia "molto particolare" e violi "le regole della Corte europea dei diritti umani". "In Germania - ha sottolineato - c'è stato uno colpo letale in dieci anni per rifiuto di ottemperare contro 16 in Francia da un anno e mezzo. Abbiamo uno scarto molto marcato con i nostri vicini", ha deplorato l'esperto.
Sul quotidiano Le Monde, l'ex premier Cazeneuve ha difeso invece quelle disposizioni ricordando, tra l'altro, il "contesto" in cui vennero adottate, sulla scia degli attentati terroristici che dal 2015 sconvolsero la Francia.