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Vucic attacca Kurti, Belgrado e Pristina sempre più lontane

Il presidente serbo: ‘Non so se andrò all'incontro di Bruxelles’. La crisi del Kosovo non trova soluzione

Il presidente serbo Aleksandar Vucic
(Keystone)
18 giugno 2023
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La crisi del Kosovo, a dispetto di tutti gli appelli alla calma, si deteriora di giorno in giorno, e nulla sembra in grado di arrestare né la rivolta dei serbi locali né lo scontro sempre più duro fra Belgrado e Pristina. Anche oggi nel nord è proseguita la protesta dei serbi, radunatisi davanti ai municipi di Zvecan, Leposavic e Zubin Potok, contro l'insediamento dei nuovi sindaci di etnia albanese e per chiedere il ritiro della polizia di Pristina dal nord a maggioranza serba, e il rilascio dei cinque serbi arrestati negli ultimi giorni, a loro avviso senza alcun motivo valido.

A presidiare gli edifici comunali sono sempre i militari della Kfor, la Forza Nato in Kosovo, mentre all'interno delle sedi municipali restano reparti della polizia kosovara. Ai valichi di frontiera restano le restrizioni imposte da Pristina sull'ingresso in Kosovo di automezzi con merci serbe o che abbiano semplicemente la targa serba, mentre i normali veicoli passeggeri provenienti dalla Serbia vengono perquisiti scrupolosamente. Decisione questa che ha fatto seguito all'arresto nei giorni scorsi di tre poliziotti kosovari da parte delle forze di sicurezza serbe.


Il premier kosovaro Albin Kurti

Un episodio controverso con versioni opposte da parte di Belgrado e Pristina. Gli uni dicono che i tre sono stati sorpresi ben all'interno del territorio della Serbia, pesantemente armati e muniti di sofisticate apparecchiature di orientamento e monitoraggio. Gli altri sostengono invece che gli agenti kosovari sono stati rapiti dai serbi in territorio del Kosovo. Finora non è stato possibile dare una versione certa sull'episodio, che ha contribuito ad esacerbare ulteriormente la situazione e alimentare la forte tensione al nord.

Alta tensione

La situazione, anche durante la scorsa notte, si è mantenuta tranquilla, ma la tensione interetnica è palpabile, e rischia di degenerare in qualsiasi momento. Il ministro della difesa serbo Milos Vucevic ha parlato di "situazione allarmante", denunciando il continuo attacco ai serbi del Kosovo. Una situazione, ha osservato, non di questi giorni, ma dall'avvento alla guida del governo del premier Albin Kurti.

Vucevic, che a fine maggio è subentrato al presidente Aleksandar Vucic alla guida del Partito di maggioranza Sns, ha affermato che tale situazione costituisce una minaccia diretta alla sicurezza non solo dei serbi del Kosovo ma anche della Serbia, e che l'unico filo di speranza è la razionalità della comunità internazionale, in primo luogo dei Paesi del gruppo Quint, che dovrebbe esercitare pressione politica su Pristina. Tuttavia, ha aggiunto, "fa male assistere al silenzio assordante della comunità internazionale". Kurti, ha detto Vucevic, mira allo scontro tra serbi e truppe della Kfor, avendo come obiettivo finale la pulizia etnica con la cacciata di tutti i serbi dal nord del Kosovo. "Le continue pressioni e i numerosi arresti, gli attacchi, il divieto di ingresso (in Kosovo) dei camion con generi alimentari e medicinali hanno lo scopo di indurre i serbi a pensare che non possano continuare a vivere là", ha detto il ministro della difesa, citato dai media.


Keystone
Un Vucic carcerato per le strade di Belgrado durante una manifestazione per la pace

In giornata intanto il ministero della difesa serbo, in un comunicato, ha seccamente smentito le affermazioni di Kurti secondo cui all'arresto dei tre poliziotti kosovari avrebbero partecipato militari dell'Esercito serbo. Con un tale deterioramento della situazione sul terreno e un forte inasprimento della contrapposizione fra Belgrado e Pristina è difficile prospettare in un'ottica positiva un nuovo incontro al vertice fra il premier Kurti e il presidente Vucic, annunciato per i prossimi giorni dall'Alto rappresentante Ue Josep Borrell a Bruxelles. Lo ha detto chiaramente oggi lo stesso Vucic, secondo il quale in una tale situazione il dialogo con Pristina non ha alcun senso. "Parleremo quando anche gli altri saranno pronti a farlo", ha detto Vucic aggiungendo che deciderà prossimamente se andare o meno all'incontro con Kurti.

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