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I talebani vietano alle donne di lavorare per l'Onu

Il segretario delle Nazioni unite Guterres accusa: ‘Un'altra violazione dei diritti umani’

Una donna afghana (Keystone)
5 aprile 2023
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Ennesimo giro di vite dei talebani alla libertà delle donne afghane, in nome dell'Islam più radicale: d'ora in poi sarà loro proibito anche di lavorare per le agenzie delle Nazioni Unite, che con sempre crescenti difficoltà continuano a cercare di fornire assistenza umanitaria a circa 23 milioni di persone in tutto l'Afghanistan. I talebani hanno emesso un "ordine" per vietare alle donne afghane di lavorare per l'Onu, ovunque nel Paese, ha annunciato martedì sera il portavoce Onu.

Nel giro di poche ore è arrivata la "ferma condanna" del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che ha sottolineato come la decisione dei talebani rappresenti "una violazione dei diritti umani fondamentali inalienabili delle donne e viola inoltre gli obblighi dell'Afghanistan ai sensi del diritto internazionale".

Libertà ristrette

Nel suo sito web l'Onu nota che "nonostante gli impegni iniziali" dopo l'arrivo al potere nell'agosto del 2021, la leadership fondamentalista ha ristretto significativamente nell'ultimo anno la libertà delle donne con divieti che tra l'altro impediscono loro di "accedere all'istruzione superiore, di lavorare per le Ong e di accedere a molti spazi pubblici". Oltre al fatto che all'aperto devono indossare il burqa, in modo da rivelare solo gli occhi, dallo scorso novembre non posso più accedere a parchi, palestre e piscine. Il 24 dicembre, è stato inoltre annunciato che alle oltre 1'200 Ong nel Paese è proibito di lavorare con le donne afghane, ad eccezione di quelle del settore sanitario.

Erano state però finora esentate le Nazioni Unite, che in Afghanistan impiegano circa 3’900 persone, di cui circa 600 donne, quasi 400 delle quali sono afghane. I funzionari delle Nazioni Unite in Afghanistan hanno fatto sapere che incontreranno presto a Kabul le autorità talebane per ottenere "chiarezza". Ma resta il fatto che "ovviamente, data la società e la cultura, abbiamo bisogno che le donne forniscano aiuti umanitari alle donne", ha detto dal canto suo il portavoce il portavoce dell'Onu a New York Stéphane Dujarric, riferendosi al fatto che nella società afghana non è consentito a una donna parlare con un uomo che non sia un parente stretto. Un aspetto indicato dallo stesso Guterres, quando ha sottolineato che "i membri del personale femminile sono essenziali per le operazioni Onu, anche nella fornitura di assistenza salvavita", e quindi, in sostanza, "questa decisione danneggerà il popolo afghano".