israele

Continuano le proteste contro Netanyahu

Al via i colloqui sulla riforma della giustizia, ma la tensione resta altissima e le piazze piene

Protesta anti-Netanyahu (Keystone)

La pausa sulla riforma giudiziaria e l'avvio del confronto con l'opposizione non spengono le proteste contro il governo Netanyahu in Israele. Le Bandiere nere - uno dei maggiori gruppi che organizza le manifestazioni - ha confermato la dimostrazione in programma sabato sera a Tel Aviv per la tredicesima volta consecutiva. E già oggi lo stesso gruppo ha sfilato in protesta in pieno centro città al grido di ‘democrazia’. "La battaglia è ancora lunga", ha sostenuto l'organizzazione denunciando di non essere pronta ad "accettare una mezza democrazia", in riferimento ai negoziati tra le parti.

La mediazione

Colloqui che - su input del presidente Isaac Herzog - sono partiti stasera stessa tra la maggioranza e i due leader centristi Yair Lapid e Benny Gantz. "Un primo incontro di dialogo", l'ha definito il presidente, il cui obiettivo è "un percorso negoziale" per raggiungere un compromesso. Ma è proprio la parola compromesso a costituire il problema: le organizzazioni di protesta hanno chiesto, e chiedono tuttora, il ritiro totale della riforma.


La folla a Tel Aviv (Keystone)

Il sospetto - secondo molti analisti e la leader laburista Merav Michaeli - è che il congelamento della legge annunciato da Netanyahu non sia null'altro che un modo per guadagnare tempo. E certo non ha smorzato l'allarme il fatto che la coalizione di governo abbia presentato oggi alla Knesset, pronto per essere votato, uno dei disegni di legge più contestati della riforma: quello della nomina dei giudici della Corte Suprema.

Una mossa - giustificata dall'esecutivo con motivi tecnici - che ha fatto infuriare l'opposizione visto che modifica la composizione e i criteri del comitato di nomina dei giudici a favore della maggioranza. Il leader nazionalista laico Avigdor Lieberman non ha usato mezzi termini: "Netanyahu mente e sputa in faccia alla gente". Il premier invece - che secondo un recente sondaggio non avrebbe più una maggioranza in Parlamento se si andasse a votare oggi - ha sottolineato che la sua coalizione è "impegnata in un dibattito importante e ne verremo fuori. Il nostro obiettivo - ha assicurato - è quello di raggiungere vaste intese".

La lista dei problemi

Ma i problemi non mancano: innanzitutto ci sono differenze nette tra i suoi importanti alleati Bezalel Smotrich (Sionismo Religioso), che difende a spada tratta la riforma, e Itamar Ben Gvir (Potenza ebraica), che ha accettato la pausa in cambio della promessa di una Guardia nazionale civile sotto il suo comando. A questo si aggiunge la grana del ministro della Difesa Yoav Gallant (Likud), licenziato in tronco dopo la richiesta di sospendere la legge ma a cui la comunicazione ufficiale non è ancora arrivata: un imbarazzo istituzionale che investe uno dei ministri chiave dell'esecutivo.

Sembra poi sfumata l'imminenza (dopo la Pasqua ebraica) di un viaggio del premier a Washington, come annunciato stamattina dall'ambasciatore Usa in Israele Tom Nides. La Casa Bianca ha precisato che ad ora "non c'è alcun piano per una visita" e che Netanyahu "probabilmente ad un certo punto verrà". Con toni che restano piuttosto freddi.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE