Sale la pressione sul leader dell'opposizione a un anno dal voto
Una condanna a due anni di carcere, per diffamazione. E il rischio, dietro l'angolo, che alla condanna segua la decadenza da parlamentare. È la situazione in cui si trova Rahul Gandhi, il 52enne figlio di Sonia e Rajiv Gandhi, il politico che, pur senza incarico ufficiale, guida l'opposizione indiana. Gandhi è stato condannato da un tribunale di Surat, nello stato del Gujarat, dove è finito alla sbarra per una frase pronunciata durante la campagna elettorale di quattro anni fa.
"Non sarà un caso se tutti i ladri del nostro Paese si chiamano Modi", aveva detto provocando la reazione, con tanto di denuncia, di un parlamentare locale del Bjp, il partito del premier, che, coincidenza, si chiama, anche lui Purnesh Modi. Condannato e a rischio di perdere il suo ruolo di parlamentare, resta libero solo per i prossimi trenta giorni. Il tempo cioè per presentare un ricorso, nella speranza che un tribunale di più alto grado di giudizio stralci o riveda la condanna.
La sentenza ha fatto insorgere il partito del Congresso, che ha urlato alla dittatura, trovando il sostegno, non scontato, dell'Aap, il partito del governatore di Delhi. Nei fatti, questo è il primo goal a favore del Premier, che non risparmia colpi per mettere a tacere l'oppositore, anche in vista delle elezioni nazionali dell'anno prossimo: per tutta la scorsa settimana, ad esempio, le sedute parlamentari sono state paralizzate dalle polemiche sul recente tour di Gandhi nel Regno Unito, con il Bjp che chiedeva di scusarsi "per avere infamato il Paese".
Per il partito di Modi, affermare che "la democrazia indiana è in pericolo" non è una libera opinione, ma un modo per screditare il Paese. Nell'estate scorsa c'è stata la serie di udienze fiume presso l'Agenzia del fisco indiana, che ha torchiato Gandhi per settimane su un presunto caso di riciclaggio connesso al cambio di proprietà del National Herald, il quotidiano fondato nel 1938 da Jawaharlal Nehru, bisnonno di Rahul e primo premier del Paese.
Una serie di attacchi a Rahul Gandhi che sta preoccupando il Bjp, anche alla luce dell'innegabile successo della Bharat Yodo Yatra, la "marcia dell'unità" che Gandhi ha guidato, per cinque mesi, da settembre a gennaio, attraversando a piedi il subcontinente, da sud a nord e che gli ha dato una nuova immagine e un consenso inedito. Oltre a una sicurezza senza precedenti. La stessa che traspira dalla reazione dopo la condanna. Ha postato su Twitter una citazione, in hindi, del Mahatma Gandhi: "La mia fede si fonda sulla verità e sulla nonviolenza. La verità è il mio Dio e la nonviolenza è lo strumento per raggiungerlo", ha scritto.