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Attivista liberata e riarrestata in 24 ore

Sepideh Qoliyan aveva criticato Khamenei subito dopo essere uscita dal carcere di Evin

Ragazze per le strade di Teheran e l’ayatollah (Keystone)

"Sono uscita con la speranza di vedere la libertà in Iran". L’ha gridato sorridendo, saltellando per la strada senza portare il velo, obbligatorio nella Repubblica islamica fin dalla sua fondazione, e a meno di 24 ore dalla scarcerazione è stata nuovamente imprigionata. Sepideh Qoliyan, l’attivista 28enne arrestata per la prima volta nel 2018 dopo avere partecipato a una protesta sindacale, era stata rilasciata ieri su cauzione, dopo avere passato in carcere oltre 4 anni.

La ricattura

Poche ore dopo, mentre tornava da Teheran a Dezful, nella provincia del Khuzestan di cui è originaria, l’auto dove viaggiava con la sua famiglia è stata fermata da agenti delle forze di sicurezza che l’hanno arrestata nuovamente. Pare che siano state fermate anche due persone che hanno filmato la scena con i loro telefonini.

Gli agenti hanno detto ai familiari dell’attivista che l’avrebbero riportata nel famigerato carcere di Evin a Teheran, noto per la detenzione di prigionieri politici, da cui era uscita qualche ora prima contestando apertamente la Guida Suprema Ali Khamenei. "Ti faremo cadere", la si sente gridare nel video che lei stessa ha diffuso sui social media dopo essere stata rilasciata.

Tira e molla

Condannata inizialmente a 19 anni e sei mesi di carcere per "raduno e collusione contro la sicurezza nazionale", la sua pena era stata successivamente ridotta a cinque anni. Ieri era stata scarcerata su cauzione e sarebbe dovuta rimanere in libertà fino a un parere sul suo caso da parte della Corte d’Appello. La 28enne era stata imprigionata per la prima volta nel 2018 a causa della sua partecipazione a una protesta sindacale che le era valsa l’appellativo di "agente provocatrice legata a gruppi marxisti".

Era uscita di prigione su cauzione già altre volte, per poi essere incarcerata di nuovo, e aveva comunque rifiutato di chiedere la grazia a Khamenei. Nel 2019 la tv di Stato aveva trasmesso un video di una sua confessione in cui ammetteva legami con gruppi comunisti che avevano l’intenzione di rovesciare il regime. L’attivista aveva successivamente affermato che le parole pronunciate davanti alle telecamere le erano state estorte con la tortura e ha denunciato abusi subiti anche durante la sua carcerazione. Metodi che restano comuni nelle carceri iraniani, almeno contro chi viene arrestato per motivi politici.

La denuncia di Amnesty

Stando alla denuncia di Amnesty International pubblicata oggi, torture, abusi sessuali, uso di elettroshock e minacce per ottenere confessioni forzate sono messe in pratica contro minorenni arrestati durante le proteste anti-governative esplose in varie città del Paese a fine settembre. La Ong ha documentato i casi di sette minori, anche 12enni, che hanno subito abusi durante la detenzione da parte delle Guardie della Rivoluzione e agenti di polizia in varie province del Paese. "Senza la prospettiva di un’inchiesta interna efficace e imparziale riguardo alla tortura dei bambini, chiediamo a tutti gli Stati di esercitare la giurisdizione universale sui funzionari iraniani", ha affermato Diana Eltahawy, vice direttrice regionale di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa.

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