Estero

Si rafforza l’asse Russia-Cina, la Nato serra i ranghi

L’inviato di Pechino a Mosca per consolidare la cooperazione strategica. Joe Biden ai leader del fianco orientale dell’Alleanza: ‘Vi difenderemo’.

Putin ha ricevuto a Mosca il capo della diplomazia cinese Wang Yi
(Keystone)
22 febbraio 2023
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Mosca/Washington – Vladimir Putin riscrive le linee della politica estera russa, revocando un decreto del 2012 che sollecitava lo sviluppo di buone relazioni con l’Ue, gli Usa e la Nato e prometteva tra l’altro di collaborare a una soluzione del problema della Transnistria nel "rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale" della Moldavia. Contemporaneamente, con la visita dell’inviato cinese Wang Yi in Russia, Mosca rilancia l’asse strategico con Pechino, che ribadisce la sua intenzione di mediare una soluzione politica al conflitto ucraino. Mentre in Polonia Joe Biden conclude la sua missione in Europa, rassicurando i leader delle nazioni più esposte alla minaccia di Putin che gli Stati Uniti veglieranno sulla sicurezza loro e di ogni centimetro di territorio dell’Alleanza.

Moldavia nel mirino

L’intervento di Putin nella ridefinizione della politica estera è conseguente ai "profondi cambiamenti nelle relazioni internazionali", si spiega nel sito del Cremlino. A rileggere le istruzioni che il leader russo dava ai suoi diplomatici 11 anni fa sembra di vivere in un altro mondo: tra le aspirazioni di Putin c’era tra l’altro la creazione con l’Unione europea di "un unico spazio economico e umano dall’Atlantico all’Oceano Pacifico" e lo sviluppo delle "relazioni con la Nato". Ma anche, appunto, il riconoscimento dell’integrità territoriale moldava, messa in discussione dai separatisti filorussi della Transnistria, una fascia di territorio lungo il confine con l’Ucraina che ospita un contingente di circa 1.500 soldati di Mosca.

La revoca di questa parte delle linee guida è destinato ad aumentare le tensioni con la Moldavia, la cui presidente, l’europeista Maia Sandu, ha accusato recentemente la Russia di preparare un colpo di Stato a Chisinau per portare il Paese nella sua orbita, aprendo così un nuovo fronte ai confini dell’Ucraina.

‘Mediazione’ cinese

Putin del resto oggi è tornato a spiegare l’intervento in Ucraina come una battaglia "ai nostri confini storici, per la nostra gente". Il presidente ha pronunciato queste parole per infiammare i russi accorsi allo stadio Lushniki di Mosca per un concerto patriottico per la festa dei Difensori della patria, cioè le forze armate. Un tripudio di bandiere e canzoni contro il governo ucraino alle quali, secondo le stime ufficiali, avrebbero partecipato 200.000 persone, nonostante la temperatura intorno ai 15 gradi sotto lo zero.

Prima di recarsi allo stadio, Putin ha incontrato Wang, il capo della diplomazia del Partito comunista cinese, inviato a Mosca dal presidente Xi Jinping con una proposta di mediazione sul conflitto ucraino. Al presidente russo, che ha detto di attendere una visita di Xi a Mosca, Wang ha espresso "apprezzamento" per quella che ha definito la volontà della Russia di "risolvere la questione dell’Ucraina attraverso il dialogo e il negoziato", e ha assicurato che la Cina svolgerà il ruolo di mediatore da "una posizione obiettiva ed equa".

Ma allo stesso tempo le parti hanno ribadito l’intenzione di sviluppare la loro cooperazione strategica con l’obiettivo di costruire "un mondo multipolare in opposizione a ogni forma di comportamento unilaterale e prepotente". Vale a dire la politica dell’Occidente.

Armi alla Russia? Pechino nega

A questo proposito Pechino è tornata a stigmatizzare le accuse che le sono state indirizzate di voler armare Mosca. "Gli Stati Uniti e altri Paesi della Nato stanno diffondendo costantemente l’idea che la Cina possa fornire armi alla Russia, uno stratagemma che è stato usato e smontato all’inizio della crisi ucraina", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin.

Le due camere del Parlamento russo hanno intanto approvato oggi a tempo di record e all’unanimità la sospensione del trattato New Start con gli Usa per la limitazione delle armi nucleari, annunciata ieri da Putin. Ma per la Russia, ha sottolineato il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, una guerra atomica rimane "inammissibile".

‘Didfenderemo ogni centimetro della Nato’

"Voi siete in prima linea nella battaglia per la nostra sicurezza collettiva. E conoscete meglio di chiunque altro la posta in gioco in questo conflitto, non solo per l’Ucraina ma per la libertà delle democrazie in Europa e nel mondo", ha dichiarato il presidente americano parlando ai leader del gruppo Bucarest-9, fondato nel 2015 dopo il tentativo di Mosca di annettere la Crimea.

"In una delle ultime conversazioni che ho avuto con il nostro amico in Russia lo ho avvertito che invece di ottenere la ‘finlandizzazione della Nato’, come chiedeva, avrebbe ottenuto la Finlandia nell’Alleanza. E’ successo e siamo più forti di prima. Oggi, ad un anno dall’invasione da parte della Russia, è ancora più importante restare uniti", ha sottolineato Biden promettendo ai leader di Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia e Estonia che gli Stati Uniti "difenderanno ogni centimetro della Nato".

Il monito di Stoltenberg

"L’ho detto tante volte ma voglio ripeterlo perché sia assolutamente chiaro: l’articolo 5 è un impegno sacro preso dagli Stati Uniti", ha assicurato il commander-in-chief, bollando poi come "un grave errore" la decisione dello zar di sospendere il trattato New Start sul controllo degli armamenti nucleari.

Stoltenberg ha ringraziato Biden per la sua "straordinaria leadership" e per "l’impegno di acciaio" degli Stati Uniti verso la sicurezza dell’Europa. Ma ha anche avvertito che Vladimir Putin è pronto a "nuove guerre". "Gli alleati della Nato devono aumentare il loro sostegno all’Ucraina. Dobbiamo dare a Kiev ciò di cui ha bisogno per vincere", ha chiesto Stoltenberg. "Non sappiamo quando la guerra finirà, ma di certo non possiamo più permettere che la Russia intacchi la sicurezza europea", è stato il monito del segretario generale della Nato, che ha ricordato le aggressioni russe "dal 2008 con la Georgia, al 2014 con Donbass e Crimea, fino all’invasione dell’Ucraina l’anno scorso".

I Paesi del fianco est fanno quadrato

I Paesi del B9, approdati alla Nato dopo aver subito il giogo del Cremlino durante la Guerra Fredda, sono dall’inizio del conflitto tra i più strenui sostenitori della necessità di inviare di armi alle forze di Volodymyr Zelensky. Alla fine del vertice, su impulso del presidente polacco Andrej Duda, hanno firmato una dichiarazione unanime nella quale "condannano la brutale e sanguinosa guerra della Russia contro l’Ucraina" e promettono "di difendersi gli uni con gli altri in caso di attacco".

"In quanto leader del fianco est abbiamo il dovere di proteggere la nostra pace", ha dichiarato il presidente della Romania, Klaus Iohannis, sottolineando che l’Alleanza "è forte ed impegnata nel suo sostegno all’Ucraina e al suo popolo". Per la presidente della Slovacchia, Zuzana Caputova, la presenza di Biden al vertice B9 "è stata un’ulteriore prova che l’alleanza transatlantica è più forte che mai e un’opportunità per discutere del prossimo vertice della Nato" a Vilnius in luglio. E’ necessario, ha sottolineato la leader, "fare in modo che l’Ucraina sia in grado di difendersi per tutto il tempo necessario e anche assicurarci che non ci siano zone grigie nella nostra difesa".

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