Estero

Ira palestinese dopo la passeggiata di Ben Gvir sulla Spianata

Il premieri israeliano Netanyahu: ‘Lo Status quo non cambia’. Amman convoca l’ambasciatore.

Il ministro estremista
(Keystone)
3 gennaio 2023
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Tel Aviv – Tredici minuti di passeggiata che hanno suscitato una valanga di critiche contro Israele. La visita del ministro Itamar Ben Gvir sulla Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per gli ebrei) a Gerusalemme ha suscitato l’ira dei Palestinesi, un’ondata di reazioni internazionali - non solo del mondo arabo - e molte all’interno dello stesso Israele. Il contestato esponente della destra radicale di ‘Otzma Yehudit’ (Potenza ebraica), diventato responsabile della sicurezza nazionale, ha così creato il vero primo inciampo per il nuovo governo di Benjamin Netanyahu in carica solo da pochi giorni.

Di buon mattino, scortato da decine di agenti e da un rabbino ortodosso, Ben Gvir si è presentato sulla Spianata e da lì ha spiegato di esservi salito in occasione di una ricorrenza religiosa ebraica. "Il Monte del Tempio - ha detto - è il luogo più importante per il popolo di Israele. Noi garantiamo una libertà di movimento ai musulmani e ai cristiani ma anche gli ebrei saliranno sul Monte del Tempio. E per chi esprime minacce ci sarà un pugno di ferro". Un messaggio chiaro, in linea con un personaggio che, nonostante recenti concilianti affermazioni, ha più volte dichiarato di richiamarsi alle teorie del rabbino estremista e razzista Meir Kahane messo fuori legge da Israele.

Netanyahu fa quadrato

A sua difesa è sceso in campo l’ufficio di Netanyahu sottolineando che il premier è impegnato nel mantenimento sul luogo dello Status quo, il complesso di norme che regola il posto sacro alle 3 religioni. L’ufficio di Netanyahu ha poi ricordato che "nel contesto dello Status quo negli ultimi anni altri ministri sono saliti sul Monte del Tempio più di una volta, e fra loro anche il ministro per la sicurezza interna Gilad Erdan (Likud, ndr). Le affermazioni su un cambiamento dello status quo - ha concluso - sono dunque infondate".

Una spiegazione infrantasi contro la reazione rabbiosa dei Palestinesi che già in precedenza avevano ammonito Ben Gvir e Netanyahu. "Una sfida seria per i sentimenti di tutto il popolo palestinese", ha attaccato il premier Muhammad Shtayyeh parlando di "assalto di questa mattina alla moschea di Al-Aqsa". "Tali incursioni - ha aggiunto - mirano a trasformare la moschea in un tempio ebraico, il che costituisce una violazione di tutte le norme, valori, accordi e leggi internazionali e degli impegni di Israele nei confronti del presidente americano".

Ampia condanna

La Giordania - che di quello Status è garante, anche se non riconosciuta in toto da Israele - ha convocato ad Amman l’ambasciatore Eitan Surkis recapitandogli una lettera di protesta. "L’assalto alla moschea di Al-Aqsa da parte di un membro del governo israeliano e la violazione della sua sacralità - ha denunciato il portavoce del ministero degli esteri Sinan Majali - è un atto da condannare, provocatorio e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale, nonché dello status quo storico e legale a Gerusalemme".

Alla Giordania si sono uniti Emirati e Bahrain (firmatari degli Accordi di Abramo con Israele), Arabia Saudita, Egitto, Qatar e Turchia. I media israeliani riportano dichiarazioni di critica di Francia, Gran Bretagna. Ed anche l’ambasciatore Usa in Israele Tom Nides ha parlato di "azioni inaccettabili" verso lo Status quo.

Per il capo della opposizione israeliana Yair Lapid "questo è ciò che accade quando un premier debole affida all’uomo più irresponsabile del Medio Oriente il luogo più esplosivo dell’area". Ben Gvir ha ricevuto anche il monito del rabbino capo sefardita di Israele Yitzhak Yoseph: "in qualità di ministro che rappresenta il governo - gli ha ricordato - dovresti agire secondo le istruzioni del rabbinato che da tempo vietano di visitare il Monte del Tempio".

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