Estero

La Cina sceglie la repressione, ma non solo

Pechino incolpa le ‘forze ostili’ ed è pronta a prevenire e sedare ulteriori proteste contro le misure anti-Covid, ma non esclude qualche allentamento

(Keystone)
29 novembre 2022
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Il Partito comunista cinese irrigidisce la sua linea contro le proteste anti-Covid del fine settimana. In una riunione tenuta lunedì, la Commissione centrale per gli Affari legali e politici ha chiesto "una repressione" delle "forze ostili", rimarcando la necessità "di risolvere tempestivamente conflitti e controversie e aiutare le persone a risolvere le difficoltà pratiche". Pechino ha quindi lanciato un inequivocabile monito in vista del prossimo weekend: "Dobbiamo reprimere risolutamente le attività di infiltrazione e di sabotaggio da parte di forze ostili in conformità con la legge, reprimere con determinazione gli atti illegali e criminali che sconvolgono l’ordine sociale e mantenere con efficacia la stabilità sociale complessiva", ha riferito un resoconto diffuso in serata dall’agenzia Xinhua, riportando toni in linea con le minacce del 2019 contro le proteste pro-democrazia di Hong Kong.

La Cina ha assistito nello scorso fine settimana a proteste su vasta scala che non si vedevano dai tempi della repressione di Piazza Tienanmen del 1989, scatenate dalla rabbia e dalla frustrazione dopo quasi tre anni di applicazione della politica draconiana della ‘tolleranza zero’ al Covid. Alcuni manifestanti, soprattutto a Shanghai, hanno utilizzato le proteste anche per chiedere una maggiore libertà di espressione, il passo indietro del Pcc e addirittura le dimissioni del presidente Xi Jinping, che a ottobre ha ricevuto un inedito terzo mandato di fila a capo del partito e quindi dello Stato.

Sul fronte della sicurezza, la polizia ha cominciato gli interrogatori dei manifestanti arrestati, sollecitando i partecipanti identificati a "fornire chiarimenti". Londra, invece, ha convocato l‘ambasciatore cinese per l’arresto del reporter della Bbc Ed Lawrence, picchiato dagli agenti a Shanghai, dove stando ai video sui social le forze dell’ordine hanno cominciato a ispezionare gli smartphone alla ricerca di app vietate come Twitter e WhatsApp. La stretta ha interessato anche i social media in mandarino con la censura rafforzata del Great Firewall. Sempre a Shanghai, la Urumqi Road, cuore delle proteste, è ora presidiata dalla polizia, così come altri luoghi sensibili a Pechino. Nel frattempo, la Cina ha difeso ancora la linea della ’tolleranza zero’, annunciando un nuovo piano per accelerare i vaccini anti-Covid per aumentare la protezione degli anziani, a partire dagli ultraottantenni. I massimi funzionari sanitari si sono però impegnati "a rettificare le misure di controllo" del Covid-19 per ridurne l’impatto sulla vita delle persone, imputando la frustrazione pubblica ai funzionari locali. Nel primo briefing dalle proteste, Cheng Youquan, direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha riferito che i lockdown dovrebbero essere revocati "il più rapidamente possibile". Mentre "alcuni problemi" non sarebbero dovuti alle misure, ma alla loro applicazione da parte dei funzionari locali che adottano un "approccio unico per tutti", senza ascoltare le richieste della gente.

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