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La giornalista ‘no war’ sfida i giudici: ‘Una vergogna’

Marina Ovsyannikova, che aveva mostrato un cartello pacifista in diretta tv multata per proteste: rischia 15 anni per i suoi post contro la guerra

Ovsyannikova con il cartello (Keystone)
28 luglio 2022
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Non c‘è pace per Marina Ovsyannikova, la giornalista televisiva russa diventata famosa in tutto il mondo per avere mostrato in diretta lo scorso marzo alla televisione di Stato, dove lavorava, un cartello con scritte contro l‘invasione russa dell’ Ucraina. Arrestata due volte per le sue posizioni contrarie alla ‘operazione militare speciale’, e in conflitto con l’ex marito per la custodia dei due figli, la 44enne nata a Odessa, in Ucraina, oggi è stata condannata da un tribunale russo a una multa di 50.000 rubli (circa 830 euro) perché ritenuta colpevole da un giudice di avere ’screditato le forze armate’ in alcune sue dichiarazioni contro la guerra. Le aveva rilasciate alla stampa dopo il processo, presso un tribunale di Mosca, all’oppositore Ilya Yashin, deputato municipale, accusato di ’disobbedienza alla polizia’. Entrambi i reati sono di recente istituzione, frutto di una stretta politica che ha l’obiettivo di reprimere il dissenso, duramente criticata dalle opposizioni e dalle organizzazioni per i diritti umani e civili.

Quattro giorni dopo aver espresso le sue opinioni alla stampa, la giornalista era stata brevemente arrestata nella regione di Mosca. E non era la prima volta: era già stata arrestata dopo essere apparsa sullo sfondo del telegiornale con un cartello che denunciava l’offensiva in Ucraina e la "propaganda" dei media controllati dal potere. Quelle immagini fecero il giro del mondo, e poco dopo fu rilasciata ma costretta a pagare una multa. Anche oggi la Ovsiannikova ha dato voce alla sua protesta davanti ai giudici. "Quello che succede qui è assurdo, la guerra è orrore, sangue e vergogna", ha affermato, accusando la Russia di essere un Paese aggressore: "L’inizio di questa guerra è il più grande crimine del nostro governo", ha detto.

Molte persone hanno elogiato il suo coraggio a fronte della forte repressione del dissenso in atto in Russia. Ma è stata anche bersaglio di critiche, perfino da alcuni esponenti dell’opposizione, che le rimproverano di avere lavorato per anni all’emittente ufficiale del Cremlino. Dopo il primo arresto, Ovsiannikova aveva lavorato per diversi mesi all’estero, presso il quotidiano tedesco die Welt che le aveva offerto un posto proprio in considerazione di quanto accaduto. Ma all’inizio di luglio ha annunciato di essere tornata in Russia per risolvere una controversia relativa all’affidamento dei suoi due figli.

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